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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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equivalenti oppure no. In particolare, se due presentazioni si riconducono a una<br />

circonferenza, dopo una successione finita di mosse di Reidemeister sulla presentazione<br />

piana del nodo, si può concludere che i due nodi sono equivalenti al nodo banale, cioè<br />

sono sciolti. <strong>La</strong> teoria di Reidemeister si può condensare nel lemma che porta il suo<br />

nome. Esso è importante perché collega le mosse “locali” di Reidemeister con la<br />

trasformazione “globale” dello spazio in se stesso, riducendo un problema più difficile,<br />

a tre dimensioni, a uno più facile a due.<br />

Se un nodo può essere trasformato in un altro attraverso una deformazione continua<br />

dello spazio, in cui è immerso, allora si può ottenere lo stesso risultato con mosse di<br />

Reidemeister e trasformazioni banali nel piano. 147<br />

Il teorema esistenziale di Reidemeister è non costruttivo. 148 Dice che le mosse di<br />

Reidemeister che trasformano un nodo in una presentazione equivalente esistono, ma<br />

non dice come passare effettivamente da una presentazione all’altra. Di fronte a due<br />

matasse di nodi, si può tentare in vari modi di ridurre l’una all’altra. Ma se non si riesce,<br />

non di può dire che le due matasse rappresentano nodi diversi. Può voler dire che non<br />

abbiamo imbroccato la sequenza giusta di mosse. Che pure sappiamo esistere, se i nodi<br />

sono uguali. Al problema risponde parzialmente la teoria degli invarianti, di cui<br />

presenteremo i tratti essenziali.<br />

C’è un punto potenzialmente problematico. Si dirà, se tutti i nodi sono circonferenze,<br />

cosa distingue un nodo a tre incroci da uno a quattro o più, e tutti da un nodo a zero<br />

incroci? <strong>La</strong> differenza tra un nodo e l’altro, con numero minimo di incroci diverso, non<br />

è, ripetiamo, nei nodi in sé ma nello spazio in cui sono immersi, precisamente nello<br />

spazio a loro complementare. <strong>La</strong> struttura del nodo ex-siste al nodo, direbbero<br />

Heidegger e <strong>La</strong>can. Infatti, appartiene allo spazio in cui “abitano”. Abbiamo imparato a<br />

studiare gli effetti di immersione dal punto di vista omotopico. Sono effetti di<br />

deformazione dello spazio circostante, omotopicamente rilevabili attraverso il<br />

comportamento dei cappi contraibili. L’immersione del toro nello spazio ambiente<br />

produce effetti diversi da quelli dell’immersione della sfera. Tutti i cappi di uno spazio<br />

tridimensionali sono contraibili in un punto, per deformazione continua. L’immersione<br />

del toro altera radicalmente la struttura dello spazio. Infatti, genera cappi non contraibili<br />

in un punto. Sono quelli che passano per il buco del toro. Lo stesso effetto non si ottiene<br />

con la sfera. Infatti, dopo l’immersione di una sfera, tutti i cappi dello spazio restano<br />

contraibili in un punto, come prima della sua immersione. Analogamente, circonferenza<br />

e nodo a trifoglio sono diversi perché generano effetti diversi nello spazio ambiente,<br />

rilevabili con gli strumenti dell’omotopia. 149 Nodo a trifoglio e nodo banale (la<br />

circonferenza) si distinguono perché nello spazio circostante inducono modificazioni<br />

147 Cfr. A. Sossinsky, Nodi. Genesi di una teoria matematica, trad. F. Ligabue, Einaudi, Torino<br />

2000, p. 54. Da questo libro abbiamo tratto le illustrazioni delle mosse di Reidemeister.<br />

148 Non è un teorema effettivo. In matematica effettiva per dimostrare l’esistenza non basta<br />

stabilire la non contraddittorietà, occorre esibire un esemplare effettivamente costruito. Non<br />

basta dimostrare che “non tutti gli elementi non godono della proprietà P” per <strong>sapere</strong> che esiste<br />

un elemento che gode della proprietà P. Inutile dire che la logica psicanalitica è più vicina alla<br />

costruttiva che alla aristotelica.<br />

149 Concependo la cordicella come sottile toro, lo spazio ambiente corrisponde al vuoto esterno.<br />

Il nodo permette di distinguere tra vuoto interno e vuoto esterno del toro. <strong>La</strong> distinzione è<br />

omotopica, non topologica. L’omotopia restringe il discorso topologico ai morfismi che si<br />

possono modificare con continuità, regolandoli attraverso un parametro. Quindi, i risultati<br />

omotopici sono meno generali dei topologici, ma intuitivamente più accessibili.

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