Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano
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precedenti). Una parola sul nome. Perché p.p.? Perché contiene l’equivalente topologico<br />
delle rette proiettive. <strong>La</strong> retta proiettiva differisce dall'ordinaria (o affine o senza fine)<br />
perché, mentre questa è aperta e si estende all’infinito, quella si chiude su se stessa<br />
attraverso il punto all'infinito. In pratica, la retta proiettiva è (omeomorfa a) la<br />
circonferenza. Partendo da un punto P e procedendo verso destra ci si trova, dopo aver<br />
superato un punto limite, qui l'infinito, alla sua sinistra. <strong>La</strong> Fig. 35 mostra<br />
l'omeomorfismo tra retta e circonferenza.<br />
Fig. 35<br />
L’operazione smitizza l'infinito, che riconduce alla situazione di parallelismo, e<br />
svuota di significato la coppia destra/sinistra. <strong>La</strong> presenta, infatti, come puramente<br />
immaginaria, in analogia alle consorelle dentro/fuori, pieno/vuoto. <strong>La</strong> topologia<br />
restituisce qui il significato profondo del registro immaginario, la sua simmetria, che<br />
<strong>La</strong>can chiama impropriamente con termine psichiatrico “transitivismo”. <strong>La</strong> coppia<br />
immaginaria è formata da termini interscambiabili, come io/tu nella coppia narcisistica.<br />
Il narcisismo, come tsante altre prestazioni soggettive, non si fa da solo. Occorre il<br />
contributo dell’altro. Se l’altro è il simile si ottiene il registro dell’io, o propriamente<br />
narcisistico. Se l’Altro è il dissimile, si ottiene il registro del soggetto, o propriamente<br />
simbolico, luogo della verità e della legge.<br />
Nel loro insieme le rette proiettive formano il luogo geometrico detto, per analogia<br />
p.p. Esso contiene anche la cosiddetta all’infinito, formata dai punti all’infinito delle<br />
singole rette. I punti all’infinito sono punti impropri. Non sono punti disegnabili con la<br />
punta della matita sul foglio di carta. Sono piuttosto direzioni. Il punto improprio di una<br />
retta rappresenta la direzione di tutte le parallele a quella retta. 92 Il p.p. non è un piano<br />
vero e proprio, anzi è un po' curvo. Un suo modello è la sfera con punti antipodali<br />
identificati. Le rette proiettive sono i diametri della sfera, considerati equivalenti i punti<br />
estremi. Il modello, non agevole da presentare, consiste in una sfera, nella quale si<br />
spinge un’emisfera dentro l'altra, forzando l'equatore a compiere un doppio giro su se<br />
stesso, come (quasi) spiegato in Fig. 36.<br />
92 A rigore un punto improprio è una classe di equivalenza rispetto al parallelismo, che è una<br />
relazione di equivalenza, cioè riflessiva, simmetrica e transitiva. Ogni relazione di equivalenza<br />
ripartisce l’insieme in cui è definita in classi esaustive e a due a due disgiunte (intersezione<br />
vuota di due classi diverse). In questo caso la classe di equivalenza contiene tutte le rette<br />
parallele a una retta data. Algebricamente il piano proiettivo bidimensionale si costruisce<br />
partendo dallo spazio ordinario tridimensionale e identificando in una sola retta tutte le rette<br />
parallele. L’operazione fa perdere una dimensione.