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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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Interessa esplorare quel tanto di matematica che ci convinca che introdurre<br />

considerazioni topologiche nella teoria analitica non sia insensato. Pertanto, anche la<br />

discussione del sofisma dei tre cappelli si ferma qui, perché ora possiamo riconoscere<br />

ciò che ne giustifica la presenza in contesto analitico. I punti da sottolineare mi<br />

sembrano due, il primo generale e il <strong>secondo</strong> particolare:<br />

1. la possibilità di formalizzare il <strong>sapere</strong> attraverso un abbozzo di quella che<br />

modernamente si chiama logica epistemica;<br />

2. individuare nell’impossibile, cioè nella combinazione esclusa (<strong>La</strong>can direbbe exsistente),<br />

il supporto della struttura.<br />

Il nostro discorso proseguirà tenendo il primo punto all’orizzonte mentre<br />

svilupperemo prevalentemente il <strong>secondo</strong>.<br />

IL NARCISISMO TRAMA NELL’IMPOTENZA<br />

“Se io sono nero... se l’altro fosse... se lui pensa che io sia ...” ecc. Esposto a un<br />

ventaglio di possibilità, l’uomo perde subito la testa, come davanti a certe donne. <strong>La</strong><br />

piccola vertigine può acchiappare o respingere. Acchiappa nella passione del gioco, per<br />

esempio il poker: “L’altro bluffa, o vuole che pensi che bluffa, o vuole che creda che<br />

non bluffa? ecc.” sono i piacevoli dubbi del giocatore. (Formalizzati dalla moderna<br />

teoria dei giochi da von Neumann). Respinge, tipicamente, nell’odio per la matematica,<br />

nell’avversione che lo spettro di simboli matematici, artificiali e senza significato,<br />

genera in noi. <strong>La</strong> matematica è odiosa perché è antinarcisistica. Fa rivivere al soggetto<br />

le esperienze originali della Hilflosigkeit. Prima di tutto, se vuoi fare della matematica,<br />

dice la matematica, non ti basta essere intelligente. Innanzitutto, devi riconoscere che,<br />

portata fuori dal solco dei significati abituali (e per lo più immaginari), la tua<br />

intelligenza è debole. Poi si vedrà. Ti metterò alla prova con la prova. Vedremo se<br />

saprai argomentare una dimostrazione del teorema, che è il nocciolo duro del <strong>sapere</strong><br />

matematico. <strong>La</strong> ferita narcisistica è profonda e sanguinosa. Arriva alle radici del<br />

misconoscimento dell’io. Ma la matematica è indifferente al narcisismo. È odiosa la<br />

matematica. Ho ragione di non volerne <strong>sapere</strong>. L’ignoranza è mio diritto.<br />

Tuttavia, non ho tirato in ballo il rompicapo dei tre cappelli per pura aggressività nei<br />

vostri confronti, per farvi sentire stupidi. Io stesso non ci faccio più bella figura di voi,<br />

quando mi impappino nella dimostrazione per assurdo: “se fossi nero, allora…”.<br />

L’impotenza c’è e non si discute. È strutturale al narcisismo che si ostina, invano, a<br />

trasformarla nel suo contrario, l’onnipotenza. Ma, in questa sede, più che l’impotenza<br />

narcisistica, scatenata dal rompicapo, mi interessa evidenziare l’impossibilità logica che<br />

s’intravede dietro la trama narcisistica e ne determina la struttura.<br />

Oggi gli analisti s’interessano molto di narcisismo. Hanno ragione. Il narcisismo è<br />

dappertutto, nell’io, nell’altro, nelle piccole differenze tra l’io e l’altro, nella paranoia di<br />

tutti i giorni che lega il mio discorso a quello dei miei parenti, compagni di lavoro.<br />

conoscenti occasionali, in breve il mio prossimo. Dal narcisismo non si esce, ma è<br />

meglio non entrarci troppo (questo lo dico per gli psicanalisti che puntano al rinforzo<br />

dell’Io). Il cuore del narcisismo è la paranoia dell’altro persecutore, da cui ci separa la<br />

membrana semipermeabile dell’impotenza dell’Io di fronte all’altro. Le dimensioni dei<br />

pori della barriera io/altro si fissano all’atto della primitiva esposizione dell’organismo<br />

immaturo alle prestazioni, soprattutto motorie, dell’altro materno. Che si muove con<br />

assoluta padronanza. Da allora in poi la sua immagine sarà la mia padrona, dentro di<br />

me, al cuore del mio essere. Da allora si impossessa, poralizzandola in senso ontologico,<br />

di quasi tutta la speculazione del soggetto. Lo sforzo intellettuale prevalente del piccolo<br />

intellettuale, che si chiede come nascono i bambini, diventa come cavarsela con<br />

l’immagine, se conformarsi alla sua volontà o trasgredirla. Nel primo caso il discorso

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