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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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scienza. Anche <strong>La</strong>can esitò molto a dichiararlo in pubblico. Aspettò le conferenze<br />

americane del 1975 per affermare in pubblico che l’analisi non è scienza ma pratica.<br />

L’ambiguità del detto deriva dal fatto che anche la scienza è una pratica e proprio una<br />

pratica del <strong>sapere</strong>, esattamente come l’analisi. <strong>La</strong> differenza tra scienza e analisi<br />

sembrava finora risiedere solo negli strumenti adottati: alla scienza la matematica,<br />

all’analisi la retorica. 3 Allora, che senso ha chiedersi dei rapporti tra matematica e<br />

psicanalisi? Sarà la matematica per l’analisi come per l’astrologia? un mezzo per<br />

calcolare quadrature e opposizioni? o per interpretare i sogni? Artemidoro cifrava le<br />

parole come numeri. Ma, dopo aver abbandonato Fliess, Freud non perseguì la pratica<br />

numerologica,.<br />

Proporrò temporaneamente una risposta parziale e soggettiva alla questione, così<br />

come mi è stata suggerita da un lapsus, che a posteriori mi sembra intelligente, oltre che<br />

simpatico. Poco mi importa di compromettere così la scientificità della mia esposizione.<br />

L’analisi mira all’ideale della scienza, anche se non ha la scienza come ideale. <strong>La</strong><br />

differenza freudiana tra Io-ideale, immaginario e narcisistico, e Ideale dell’Io, simbolico<br />

e performativo, tradotta in termini epistemologici si riflette nella differenza,<br />

rispettivamente, tra conoscenza di quel che c’è già – corrispondente all’Io piacere di<br />

Freud – e scienza di quel che non c’è ancora, ma deve esserci – corrispondente<br />

all’Ideale dell’Io. <strong>La</strong> distinzione sarà il filo rosso che ci accompagnerà i territori, spesso<br />

impervi, dove vi sembrerà che sarà perseguita una formalizzazione fine a se stessa.<br />

*<br />

Devo ammettere che mi ero preparato molto bene per affrontare la prova odierna.<br />

Volevo che la giornata, come divertimento, riuscisse bene. Avevo consultato libri, preso<br />

appunti, fatto disegni. Avevo lavorato, insomma. Chi frequenta il mio studio di questi<br />

tempi sa che la scrivania trabocca di fogli colorati, strisce contorte e gomitoli di corda.<br />

Alla fine ero pronto. Avevo raccolto un buon materiale. Ieri sera mi dicevo: “Domani<br />

mattina in treno ripassi tutto per bene e così fai una bella figura a Torino”. Stamattina<br />

prendo il taxi, arrivo in stazione, faccio il biglietto, salgo sul treno e, mentre sto per<br />

sedermi, mi accorgo che non ho più con me la borsa con gli appunti e i libri preparati<br />

per il seminario. <strong>La</strong>sciata a casa? No, dal giornalaio l’avevo ancora. Ricordo la fatica di<br />

sistemare borsa, borsello e giornale. Desideravo essere un quadrumane. <strong>La</strong>sciata sul taxi<br />

o rubata alla biglietteria? Non lo saprò mai. Che fare? Passato il primo attimo di<br />

scoramento – che figura ci faccio a Torino? – subentra un filo d’allegria. Sono libero:<br />

libero dal <strong>sapere</strong> saputo, quello professorale, scritto sui libri, stantio, che ripete<br />

l’ortodossia ricevuta accademicamente in tanti seminari e cartelli. Sono libero anche dal<br />

mio <strong>sapere</strong>. Mi resta la libertà della verità da far parlare davanti a voi, a mio rischio<br />

s’intende. Ubi carta cadit, tota scientia vadit, dice un vecchio proverbio latino<br />

maccheronico. È così. Dopo la caduta della scienza, anzi, del suo soggetto, comincia un<br />

altro discorso: il discorso dell’altro. Decaduto il <strong>sapere</strong> del libro, <strong>sapere</strong> monoteistico e<br />

sacro, non resta che nuotare nel <strong>sapere</strong> diffuso nel reale. <strong>La</strong> matematica, come<br />

l’inconscio, è <strong>sapere</strong> nel reale. Può essere emozionante tuffarvisi.<br />

Vi dirò ancora qualcosa a proposito della mia sbadataggine durante questa maratona<br />

topologica. Purtroppo non posso dirvi tutto. <strong>La</strong> parte più divertente devo tenerla per me.<br />

Ma la parte destinata al pubblico è chiara. “Vuoi fare della topologia? Sì, purché non sia<br />

la topologia della borsa”. E, come se non avessi capito bene, l’inconscio mi perde la<br />

borsa della topologia. Perché la topologia? Mi chiede Costantino. Perché introduce la<br />

mancanza, in particolare la mancanza della borsa epistemica. Ricordatevi<br />

3 Siamo convinti che la sopravvivenza dell’analisi alla devastazione operata dalle istituzioni<br />

analitiche dipenda dall’alta qualità letteraria della scrittura di Freud, che tuttora resiste allo<br />

scempio delle traduzioni ufficiali.

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