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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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PERCHÉ LA TOPOLOGIA IN PSICANALISI?<br />

Oggi porto a Torino un tema che presenta difficoltà intrinseche. Apparentemente<br />

sono difficoltà epistemiche, cioè legate alla struttura del <strong>sapere</strong>, non solo di quello<br />

inconscio. Affrontare il <strong>sapere</strong> con il <strong>sapere</strong> non è un approccio consueto. Con poche<br />

eccezioni, che si contano sulle dita di una mano – Socrate, Cartesio, Spinoza, Hume,<br />

Wittgenstein – la riflessione occidentale è massicciamente ontologia. Medita sull’essere<br />

e non prende posizione sul <strong>sapere</strong>. Teme l’autoriferimento del <strong>sapere</strong> a se stesso? Forse<br />

sì, ma meno per le possibili aporie dell’autoriferimento paradossale. In realtà la<br />

resistenza epistemica è di ordine etico. Affrontando la questione del <strong>sapere</strong>, il soggetto<br />

occidentale teme la responsabilità di dover ammettere di <strong>sapere</strong> quel che sa e quel che<br />

non sa… di <strong>sapere</strong>. Perciò cercheremo di aggirare questa resistenza come si fa con le<br />

resistenze in analisi. Le saremo spago, invitandola al banchetto della matematica.<br />

“Non capisco niente di matematica”, si sente dire spesso. Oppure: “Io e la<br />

matematica non siamo parenti”. <strong>La</strong> matematica può essere divertente? Sì, per i<br />

matematici. All’ultima fiera del libro di Torino gli unici libri di matematica esposti<br />

erano tre volumetti (ben fatti!) di una collana in esaurimento presso Zanichelli. Sono<br />

tutte posizioni equivalenti a quella che in analisi si formula così: “Non voglio <strong>sapere</strong> di<br />

<strong>sapere</strong>”. Infatti, la matematica è <strong>sapere</strong>, come testimonia l’etimo greco: manthano, cioè<br />

“so in prima persona”. Chi di noi è stato in analisi riconosce questa forma di ignoranza<br />

militante. Sulla sua bandiera un motto: “Tutto, tranne <strong>sapere</strong>”. L’analisi lavora contro<br />

l’ignoranza, a volte assecondandola. Certo, certi analisti, con la scusa di lavorare con la<br />

verità che non è scritta nei libri, si fanno volentieri paravento della propria ignoranza,<br />

che allora non si può qualificare come dotta. D’altra parte chi ha superato certe<br />

resistenze epistemiche non è meglio messo. Il <strong>sapere</strong>, matematico o psicanalitico,<br />

diventa la malattia dell’analista. È il suo sintomo, si dice in analisi. È drogato. Non ne<br />

può fare a meno. Non si cura, come chi parla sa bene.<br />

Il titolo di questa giornata di studio: Perché la topologia nel discorso di <strong>La</strong>can? ha<br />

un’origine non estranea al movimento del <strong>sapere</strong>. Nasce, infatti, nell’ambito del<br />

movimento analitico “<strong>La</strong>can in Italia”, che, come ricordava Costantino, si vorrebbe, non<br />

dico formalizzare, ma avviare con le giornate di Roma del Novembre 1991. Siamo su<br />

una terrazza del Gianicolo in un caldo pomeriggio d’ottobre dell’anno scorso. Si lavora<br />

all’organizzazione delle giornate, siamo ancora ai preliminari, quando, in una pausa,<br />

Costantino, che pensa sempre a Torino, mi chiede: “Perché non organizzare a Torino<br />

una giornata di studio sulla topologia?” “Si può fare”, ribatto. “Con che titolo?”<br />

Costantino non mi risponde subito. Si parla d’altro. Dopo un po’ torna alla carica e mi<br />

chiede, come se sapessi la risposta: “Perché la topologia nel discorso di <strong>La</strong>can?” “Ecco<br />

il titolo della giornata di studio”, gli rispondo. Il movimento del <strong>sapere</strong> a volte fa di<br />

questi giri.<br />

<strong>La</strong> questione non è accademica. Come e perché il dr. <strong>La</strong>can, analista famoso, che non<br />

ha bisogno d’incrementare ulteriormente la sua fama di bizzarria, arriva a innamorarsi<br />

della topologia, fino a infarcire i suoi seminari di catene borromee, tagli del piano<br />

proiettivo e considerazioni di compattezza? Cosa c’entra tutto ciò con la pratica clinica?<br />

Il problema è anche nostro. Perché subire il tic epistemico del maestro? Se serviva a<br />

lui, non è detto che la topologia serva anche a noi. Come ai tempi di Freud c’erano<br />

analisti che analizzavano senza seguire Freud nella seconda topica, addirittura senza<br />

utilizzare la pulsione di morte, così eminenti allievi di <strong>La</strong>can dichiarano pubblicamente<br />

di non andare oltre il Seminario sul transfert. Quello sull’identificazione, il primo dove<br />

la topologia non è più uno scherzo, impone le colonne d’Ercole al loro discorso, che non<br />

entrerà più nel merito, come si esprime J.D. Nasio, di certe “topologerie”. Le quali da

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