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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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Domanda. Tra la banda di Moebius e il p.p. ciò che è supposto fare la differenza è il<br />

taglio?<br />

È il taglio che fa la differenza. Il taglio del p.p. introduce il bordo in una superficie<br />

chiusa (senza bordo). <strong>La</strong> superficie è il taglio che la genera, sostiene il “teorema”<br />

fondamentale dell’ontologia lacaniana che, se fossimo filosofi, chiameremmo filosofia<br />

della differenza, alla Deleuze di Differenza e ripetizione. In realtà si tratta di<br />

un’ontologia dove l’essere manca a se stesso e a maggior ragione al pensiero. Svanisce<br />

sotto i colpi del significante, come il p.p. si spezza in cross-cap e disco per un taglio<br />

opportuno. Era p.p. prima del taglio. Poi è fantasma. L’essere ne paga le conseguenze.<br />

Dopo il taglio significante è diverso, forse un po’ meno. Il linguaggio è la casa<br />

dell’essere, <strong>secondo</strong> l’Heidegger della Lettere sull’umanismo. Ma forse l’ontologo non<br />

racconta tutta la storia. Nel linguaggio un po’ di essere si perde o per lo meno resta in<br />

sospeso.<br />

ESSERE E DIRE<br />

Per costruire lo schema R abbiamo operato un taglio che produce due superfici non<br />

omeomorfe: la cuffia incrociata (o banda di Moebius). In fondo abbiamo trattato il p.p.<br />

da sfera, tagliandolo dove fa borsa. Così procedendo non abbiamo sfruttato l’ordine di<br />

connessione superiore a quello della sfera, che consente un taglio che non divide la<br />

superficie. Poiché il nostro motto di oggi è “la borsa o la topologia”, lontano dalla “zona<br />

borsa” del p.p., si può fare della buona topologia, tagliando dove prima si identificava.<br />

In pratica, sciogliendo le identificazioni, si riottene la superficie di partenza. <strong>La</strong>voro<br />

inutile, allora? Forse no. Durante il processo di identificazione-disidentificazione si<br />

acquisiscono informazioni sul senso analitico della struttura.<br />

Analiticamente parlando, il soggetto è ciò che parla, non ciò di cui si parla. È<br />

predicante non predicato. Ciò rende problematico coordinare al soggetto l’essere, che è<br />

il sostrato di ogni predicazione. <strong>La</strong> verità del predicare, <strong>secondo</strong> Aristotele, è dire di ciò<br />

che è che è. Come dire che il soggetto è, se la sua predicazione viene prima che esso<br />

sia? <strong>La</strong> struttura soggettiva è l'articolazione problematica tra dire ed essere. Senza fare<br />

filosofia, ci chiediamo che rapporto ha questa definizione di struttura con quella<br />

<strong>secondo</strong> Klein? In questo caso si può dire che, fissato un certo campo di isomorfismi del<br />

dire (campo retorico) e dell'essere (campo del divenire), qualcosa rimane fisso: qualcosa<br />

è impossibile che venga al dire e contemporaneamente all'essere. Ultimamente <strong>La</strong>can<br />

chiamava questo invariante della struttura del parlessere il rapporto sessuale, che non<br />

esiste sul versante dell'essere, e “non cessa di non scriversi”, sul versante del dire.<br />

Qui, però, bisogna muoversi con estrema circospezione. Nozioni come essere e dire<br />

sono delicate. Non per nulla l'approccio strutturalista le avvicina prudenzialmente,<br />

dall'esterno, attraverso le permutazioni che le lasciano invariate. In effetti, la nozione di<br />

essere è al limite della contraddittorietà. Che a sua volta è il limite del pensiero<br />

occidentale. Principio di non contraddizione e ontologia si fondano sul principio di<br />

doppia negazione: l’essere non può non essere. L'essere è condannato a essere se stesso<br />

sempre e ovunque, pena la contraddizione. Con la sua filosofia dell'identità Parmenide<br />

prende due piccioni con una fava: ostracizza dall'essere la morte (il non essere) e il<br />

desiderio (la mancanza a essere). <strong>La</strong> correzione del doppio fallo di Parmenide impegnò<br />

tutta la storia della filosofia e … della medicina. Il primo errore fu corretto da<br />

Aristotele, che introdusse il discorso della sostanza, come invariante del divenire. Il<br />

<strong>secondo</strong> da Freud, che reintrodusse il Wunsch o voto. Come effetto del significante, il<br />

voto è vuoto di sostanza. L’insegna a Freud la spiritosa macellaia. Ricordate: lei<br />

desidera dare una cena, ma in frigo ha solo salmone. Il marito vorrebbe dimagrire,

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