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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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All’io la matematica sembra meccanica. Oggi 1’apparenza di meccanicità è<br />

moltiplicata dall’enorme massa di produzione matematica che incombe su di noi. Non<br />

esiste un singolo che sappia tutta la matematica, come ai tempi di Leonardo. È irritante.<br />

Sembra che la matematica vada avanti senza di te. Non ti aspetta. Come in analisi, come<br />

nella produzione artistica, anche in matematica dopo un po’ il soggetto decade. A<br />

quel.punto andare avanti nel proprio lavoro, seguire quel che si è iniziato, è per il<br />

matematico non più un fatto di intenzione ma di etica. <strong>La</strong> penna di Eulero vergava in<br />

silenzio le lettere di un’etica disagevole, meno perché imperativa e categorica, ma<br />

perché si rivela al soggetto solo a posteriori, cioè ad atto compiuto.<br />

CONTINUE TRASFORMAZIONI<br />

Gli isomorfismi topologici si chiamano omeomorfismi. I quali sono isomorfismi,<br />

cioè trasformano lo spazio in modo biunivoco. In contesto topologico biunivocità<br />

significa non eseguire pieghe, sovrapposizioni, suture. Infatti, ogni punto si trasforma in<br />

un solo punto e ogni punto è il trasformato di un solo punto. <strong>La</strong> richiesta<br />

specificatamente topologica è la bicontinuità delle trasformazioni “legali”, che non<br />

devono operare lacerazioni o introdurre soluzioni di continuità. <strong>La</strong> biunivocità conserva<br />

l’individualità dei punti. <strong>La</strong> bicontinuità degli aperti. Tanti sono prima della<br />

trasformazione, altrettanti dopo. In effetti, come biunivocità significa univocità in<br />

andata e ritorno, diciamo dallo spazio A a B e da B a A, bicontinuità significa continuità<br />

nei due sensi. Passando da A a B gli aperti non aumentano (ma possono diminuire) e<br />

neppure nel passaggio inverso da B a A. <strong>La</strong> bicontinuità è una biunivocità tra gli insiemi<br />

degli aperti.<br />

Il significato immaginario del discorso è intuitivamente chiaro. Per “aperto”<br />

intendiamo “luogo di punti abbastanza vicini”. Due punti dello stesso aperto sono<br />

abbastanza vicini. Quanto? <strong>La</strong> topologia non si precipita nella quantità. Tiene<br />

soprattutto alla qualità. Due punti “molto” vicini stanno in un aperto “abbastanza<br />

piccolo”. Per contro, di due punti di un aperto “grande”, ad es. che contiene il<br />

precedente, nulla si può dire in fatto di distanza: possono essere sia lontani che vicini. In<br />

fig. 4 è rappresentata la topologia di quattro aperti (dove sono gli altri due ?) con A non<br />

meno vicino a B che a C, perché l’aperto che contiene A e B è contenuto nell’ aperto<br />

che contiene A e C (Fig. 4).<br />

Fig. 4<br />

Concettualmente una proprietà (come la continuità) è topologica se vale per punti<br />

abbastanza vicini, cioè contenuti in aperti.<br />

L’omeomorfismo è questo. (Prende un foglio di carta e l’appallottola).<br />

L’appallottolamento è un omeomorfismo. Non sovrappone un punto a un altro. Non<br />

altera i rapporti di vicinanza, perché non introduce nuovi bordi (mediante lacerazioni)<br />

che potrebbero definire nuovi aperti. Il foglio di carta pre-appallottolamento è<br />

omeomorfo a quello post. Si può passare con continuità dall’uno all’altro e dall’altro

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