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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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<strong>La</strong> topologia ci indica un modo possibile. Si tratta di considerare la femminilità come<br />

effetto di un taglio diverso da quello maschile sulla sfera. Ogni taglio, come abbiamo<br />

visto, rimaneggia la superficie, trasformandone la struttura. Il taglio maschile produce<br />

una trasformazione quantitativa: da una sfera produce due calotte omeomorfe. Il taglio<br />

femminile, invece, produce una trasformazione qualitativa. <strong>La</strong> “differenza”, che il taglio<br />

femminile introduce, non si coglie in termini quantitativi, perché il taglio non produce<br />

confini che circoscrivono territori. Nel caso femminile si può parlare di “confine che<br />

non confina”. Topologicamente intesa, la femminilità, non è appesantita dalla questione<br />

amletica dell’essere e del non essere, dell’essere A piuttosto che non A. <strong>La</strong> femminilità,<br />

infatti, è una questione epistemica, a metà strada tra essere e non essere. Si tratta di<br />

saperne qualcosa, anche se non tutto. 190 Vediamo come.<br />

*<br />

Ripartiamo dal toro. Già sappiamo che sul toro possiamo eseguire un taglio semplice<br />

che lo spezza in due (Fig. 73)<br />

Fig. 73<br />

e il taglio che non lo spezza in due (Fig. 74)<br />

Fig. 74<br />

Il primo produce due insiemi complementari, come abbiamo già visto sulla sfera per<br />

le due calotte. <strong>La</strong> differenza rispetto alla sfera è che ora le due parti non sono<br />

omeomorfe. Infatti, una parte è omeomorfa a una calotta e l’altra a due cilindri<br />

ortogonali. Risulta pertanto più chiaramente che sulla sfera che il taglio maschile separa<br />

cose diverse: il dentro dal fuori, il buono dal cattivo, il civile dal barbaro, il giusto<br />

dall’ingiusto. Sotto le spoglie del taglio concettuale, che discrimina tra il vero e il falso,<br />

la sua natura è quella fondamentalmente moralistica della censura, che può arrivare a<br />

livelli totalitaristici e intolleranti.<br />

Affatto diverso è il <strong>secondo</strong>, il taglio femminile. Come quello maschile, produce due<br />

insiemi complementari. Ma, essendo uno vuoto e l’altro pieno, la performance<br />

femminile non separa qualcosa da qualcos’altro, il bello dal brutto, il buono dal cattivo.<br />

190 Da dove eredità l’analista la questione della femminilità? Dalla propria pratica, basata su una<br />

regola detta fondamentale. Di tale regola conosciamo due versioni. Una freudiana e<br />

contraddittoria: “Dire tutto” e una lacaniana e impossibile: “Dire qualunque cosa”. Paragonando<br />

le due formulazioni si vede in filigrana il discorso che stiamo conducendo sulla sessuazione,<br />

mettendo Freud dal lato maschile e <strong>La</strong>can da quello femminile. Precisa <strong>La</strong>can: Le sujet n’est pas<br />

celui qui pense. (sic) Le sujet est proprement celui que nous engageons, non pas, comme nous le<br />

lui disons pour le charmer, à tout dire – on ne peut pas tout dire – mais à dire de bêtises, tout<br />

est là. J. <strong>La</strong>can, cit., p. 25.

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