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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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Si porta B all’esterno di A. Si fa crescere A e diminuire B. Si riporta B all’interno di A<br />

(Fig. 13):<br />

Fig. 13<br />

Si fa crescere B intorno ad A, ottenendo una configurazione come in Fig. 11, finché<br />

si ritorna alla fig. 10 con A e B invertiti. Allora si chiude il foro del toro col disco messo<br />

da parte e il gioco è fatto. Senza introdurre saldature 48 né lacune abbiamo rivoltato il<br />

toro come un vecchio vestito. <strong>La</strong> faccia interna è passata all’esterno e l’esterna<br />

all’interno, a dimostrazione che la contrapposizione interno/esterno non è strutturale.<br />

I topologi dilettanti conoscono una versione più complessa di questo gioco: il gioco<br />

dei tori cannibali. Dati due tori inanellati, si può, con le stesse manovre di prima,<br />

rovesciare un toro sull’altro in modo che uno inglobi l’altro. È un modello di rapporto<br />

narcisistico: intersoggettivo, simmetrico e speculare, caro all’anoressia, che si fa<br />

inghiottire dall’altro, risucchiata dal proprio corpo nel corpo dell’altro. (L’anoressia è la<br />

reincorporazione antiedipica del corpo filiale nel corpo materno).<br />

“Questa geometria non è immaginaria, come quella dei triangoli. Appartiene al reale,<br />

alle funicelle”. 49 <strong>La</strong>can è più prudente del matematico suo contemporaneo, che gridava:<br />

“A bas le triangle. A bas Euclide”. Non rifiuta il triangolo. Rifiuta di limitarsi a<br />

movimenti rigidi, rappresentati dalle permutazioni dei vertici di un poliedro: le<br />

simmetrie dei fisici. In linea con il programma di Erlangen, propone per il reale un<br />

campo di isomorfismi morbidi, che non irrigidiscono troppo la cosa che guizza tra le<br />

funicelle. Che cosa? <strong>La</strong>can era analista. Trattava il transfert. È il transfert la cosa reale<br />

che guizza e ristagna, si ripete e si riprende tra i fili del discorso.<br />

“Reale” non significa che la filologia sia senza teoria e il suo esercizio si riduca a<br />

mere manipolazioni empiriche. Oggi c’è chi propone programmi clinici di tecnica senza<br />

teoria. Che sono o banali o falsi. È banale che il quadro concettuale dell’analista non<br />

determini l’atto clinico. In seduta non diciamo al paziente: “Lei ha sognato la mancanza<br />

dell’Altro”. Anzi, l’atto clinico riesce tanto più quanto più sfugge al <strong>sapere</strong> conscio<br />

dell’analista. Ma lo slogan è anche falso, perché non c’è tecnica analitica. Al suo posto<br />

c’è il desiderio dell’analista: un particolare senza universale. Ma, se pure ci fosse, la<br />

tecnica analitica non andrebbe senza un saper fare che, innato o non comunicabile, è<br />

sempre una teoria sull’impossibile, per esempio il rapporto sessuale. L’attuale<br />

denaturazione psicoterapeutica della psicanalisi deriva dalla doppia carenza di desiderio<br />

e teoria. Con la seconda a rinforzo della prima. Risultato: analisti stupidi e senza<br />

desiderio sono più facili da formare e controllare, magari stipati in un albo.<br />

Come quelle cliniche, le nostre manipolazioni topologiche hanno un riferimento<br />

teorico. Prendiamo il toro. Vedremo presto un modo concreto di costruirne la topologia.<br />

Per ora sappiamo solo che consiste in una famiglia d’aperti. Aggiungiamo che i<br />

48 Abbiamo tagliato e saldato lo stesso disco. Siccome taglio e saldatura sono operazioni<br />

complementari l'una dell'altra, il risultato netto è zero tagli e zero saldature.<br />

49 <strong>La</strong>can, Yale Univ. 25.11.75, “Scilicet” 6/7, Seuil, Paris 1976, p. 32.

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