Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano
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dell’avvertimento, quando affronteremo la contrapposizione tra topologia sferica e<br />
asferica: l’una fatta di contenitori che contengono, l’altra di contenitori che non<br />
contengono.<br />
Durante il viaggio mi sono lasciato andare a rimuginare quanto segue. <strong>La</strong> pratica<br />
analitica insegna che chi pone la domanda – nel caso: “Perché la topologia in<br />
psicanalisi?” – sa già la risposta, almeno parzialmente. <strong>La</strong> sa inconsciamente,<br />
naturalmente. Purtroppo il <strong>sapere</strong> inconscio, più che non cosciente è poco accessibile al<br />
discorso corrente, quello che si fa coscientemente. È un <strong>sapere</strong> chiuso a chiave da<br />
dentro, che solo una rottura del discorso comune, un atto mancato, una sbadataggine,<br />
fanno balenare al di fuori. Poi il discorso appena aperto si richiude e tutto torna come<br />
prima, lasciando un vago senso di irritazione e impotenza. Una sensazione simile a<br />
quella che provò Orfeo quando perse Euridice per la seconda volta. Nel caso epistemico<br />
bisogna necessariamente ammettere che non c’è mai stato un contenitore che contenesse<br />
qualcosa che assomigliasse a un <strong>sapere</strong>. Resta una verità saputa a metà, fuori da ogni<br />
recipiente istituzionale o enciclopedico. Molti, da Anassagora in poi, parlano di mente<br />
come contenitore dei pensieri e soprattutto delle facoltà ermeneutiche dell’uomo. 4 È un<br />
illusione epistemica, ci racconta Freud. Il <strong>sapere</strong> inconscio è atopico: non è contenuto da<br />
nessuna parte. È effetto del discorso dell’altro. Compare e svanisce con esso, lasciando<br />
tracce ambigue, scarsamente utilizzabili dall’accademia.<br />
Il <strong>sapere</strong> inconscio è un <strong>sapere</strong> intorno alla mancanza, anche quella di <strong>sapere</strong>. Prima<br />
della sbadataggine non sapevo di <strong>sapere</strong> già l’alternativa cui, preparando il seminario,<br />
mi esponevo. Era la ben nota alternativa dell’alienazione, adeguata alla situazione: o la<br />
borsa o la topologia, come si dice: “o la borsa o la vita”. Se sceglievo la borsa le<br />
perdevo entrambe, perché non era la topologia del contenente e del contenuto (fosse<br />
pure quella contenuta nella borsa) che dovevo trasmettervi. Se, invece, sceglievo la<br />
topologia perdevo la borsa, perché doveva essere una topologia senza contenitori, quella<br />
di cui vi avrei parlato. Così hai scelto, mi sono detto arrivando alla stazione di Torino. Il<br />
punto di arrivo è solo un effetto retroattivo: la conclusione del discorso cominciato a<br />
Milano.<br />
LA SECONDA RISPOSTA È QUELLA CHE CONTA<br />
Sento già i commenti degli scettici. “Dice ‘ste cose per consolarsi”. Ma sì, mi<br />
consolo della mancanza con la perdita. Certi scettici dell’inconscio sono come gli atei<br />
(come certi analisti sono come i preti). Commettono lo stesso errore. Gli atei credono<br />
che i non atei credano in Dio. Così, spostando la negazione soggettiva del “non credere”<br />
sull’altro, credono in Dio attraverso l’altro. Gli scettici dell’inconscio pascolano nello<br />
stesso tipo d’illusione. Credono che l’inconscio sia l’oggetto della fede degli analisti. E<br />
così, col soccorso dell’altro, scetticismo e ateismo, diventano istituzioni, ossia, come<br />
insegna Freud, illusioni. Al cui avvenire dedichiamo questo capitoletto.<br />
Tricomi, uno dei matematici torinesi noti all’estero dopo Peano, avrebbe detto che il<br />
problema ammette una soluzione “triviale”. Perché la topologia in analisi? Perché la<br />
topologia è matematica e la matematica, essendo una pratica dei formalismi, serve a<br />
formalizzare i discorsi. Anche quello dell’analista.<br />
Prendiamo un discorso vicino al nostro: quello scientifico. Concepita la fisica<br />
moderna come conseguenza del principio d’inerzia, Galilei chiede aiuto alla matematica<br />
per partorirla – cioè per dedurre da quell’unico assioma i teoremi fisici. In particolare<br />
4 Per navigare nel <strong>sapere</strong> nel reale meglio delle ermeneutiche valgono capacità “ermenautiche”.