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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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è l’errore di conto. È nota la storiella di <strong>La</strong>can del bambino che dice: “Io ho tre fratelli:<br />

Paolo e Francesco”. Qualcosa del genere avviene con il taglio a doppio giro del toro. Se<br />

ti poni nel vuoto interno vedi un solo giro verticale. Se nel vuoto esterno conti due giri<br />

orizzontali. I conti non tornano mai quando c’è di mezzo la verità del soggetto. Non si<br />

pensa correttamente la rimozione senza far giocare due dimensioni: orizzontaleverticale,<br />

come immaginario e simbolico o come conscio e inconscio. <strong>La</strong> rimozione è il<br />

punto di equilibrio del gioco tra due dimensioni. Consideriamo, per esempio,<br />

l’interferenza aletico-epistemica tra verità e <strong>sapere</strong> nella dialettica che produce il<br />

soggetto. Se una va in una direzione e l’altro nell’altra, allora verità e <strong>sapere</strong> stanno in<br />

aut aut: se sei nella verità, non ne hai il <strong>sapere</strong>; se hai il <strong>sapere</strong>, non è di quella verità. Il<br />

soggetto dell’inconscio è in questa divisione aletico-epistemica. Al fondo, la rimozione<br />

originaria è l’impossibilità di dire (<strong>sapere</strong>) il vero sul vero. 125<br />

In termini lacaniani, che non ci sembrano particolarmente felici, si potrebbe dire che<br />

il significante che dica il vero sul vero è “fuorcluso”, cioè non ha mai avuto accesso al<br />

registro simbolico. È rimasto nell’essere, cioè nel reale. In realtà, si tratta di una<br />

fuorclusione “naturale”. O meglio, la fuorclusione è un artefatto del passaggio<br />

dall’ontologia all’epistemologia. Il <strong>sapere</strong> non sa tutto di tutto. Non sa dire qual è la<br />

proprietà caratteristica di una classe propria, come il femminile. Gödel ha dimostrato<br />

che il <strong>sapere</strong> onnisciente, compreso quello divino, è incoerente. Per contro l’essere è<br />

tutto in tutti. Il <strong>sapere</strong> è destinato a rimanere “non tutto”, mentre l’essere è naturalmente<br />

cattolico, cioè universale.<br />

Cosa succede tagliando il toro nel modo indicato? Verifichiamolo manipolando un<br />

modello di carta, 126 su cui abbiamo segnato il percorso del taglio. Il primo risultato è<br />

che il taglio non taglia. (Ricordiamo che il toro ha ordine di connessione pari a due e,<br />

quindi, può ospitare ben due tagli senza scindersi). Il taglio, perciò, non produce un<br />

residuo, un oggetto. Il <strong>secondo</strong> risultato è che il toro si è trasformato in una striscia<br />

chiusa, dotata di quattro semitorsioni e due bordi ed è bilatera (Fig. 54).<br />

Fig. 54<br />

<strong>La</strong> figura, per ora, non ci dice molto, se non che il taglio ha profondamente<br />

rimaneggiato la struttura. <strong>La</strong> banda a quattro semitorsioni è certamente non omeomorfa<br />

al toro di partenza. Altre manipolazioni ci devono soccorrere. Partiamo dalla banda di<br />

Moebius e disegniamo su di essa la mezzeria, come se fosse un’autostrada. (Fig. 55).<br />

125 <strong>La</strong> proposta che condividiamo, perché “scientifica”, è di <strong>La</strong>can. Ce manque du vrai sur le<br />

vrai, qui nécessite toutes les chutes que constitue le métalangage en ce qu'il a de faux-semblant,<br />

et de logique, c'est là proprement la place de l'Urverdrängung, du refoulement originaire<br />

attirant à lui tous les autres, – sans compter d'autres effets de rhétorique, pour lesquels<br />

reconnaître, nous ne disposons que du sujet de la science. (J. <strong>La</strong>can, Ecrits, Seuil, Paris 1966, p.<br />

868). <strong>La</strong> mancanza del verso sul vero è tipica della meditazione cartesiana. Il vero sul vero<br />

appartiene a dio, all’uomo rimane la certezza, guadagnata con il lavoro del dubbio.<br />

126 Le manipolazioni empiriche non piacciono al matematico, che preferisce le teoriche. Ma<br />

sono qui inevitabili, come in analisi certe manipolazioni affettive nel transfert.

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