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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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ontologico sull’essere diventa quello servile dell’essere agli ordini, di cui la religione,<br />

insieme alla nevrosi ossessiva, rappresenta il vertice. Nel <strong>secondo</strong> si inaugura una<br />

precisa patologia alienante, articolata nelle tre passioni ontologiche fondamentali, tutte<br />

destinate all’immagine del padrone: amore, odio e ignoranza. L’amore per esaltarla<br />

come simile; l’odio per esaltarla come dissimile; l’ignoranza per non volerne <strong>sapere</strong>.<br />

Infatti, la situazione è pericolosa. Se l’immagine originaria mi si rivoltasse contro, come<br />

a volte la figura oscena e feroce del Super-Io, contrastarla sarebbe superiore alle mie<br />

possibilità. <strong>La</strong> mia depressione testimonia che non so come difendermi dall’altro che<br />

odio. Se diventassi più forte, anche lui lo diventerebbe, perché la mia forza è la sua. <strong>La</strong><br />

paranoia comincia così, con questo balletto intersoggettivo, che i terapeuti dell’Io forte<br />

ignorano.<br />

Dal narcisismo non si esce, dicevo. Nel narcisismo, come nell’entropia, si affonda<br />

sempre più. “<strong>La</strong>sciate ogni speranza voi ch’entrate”. Senza il soccorso della dimensione<br />

simbolica, che nel soggetto introduce un po’ di mancanza a essere, il narcisismo è<br />

l’inferno dell’essere. È vero, però, che la dimensione simbolica non ti tratta meglio.<br />

Semplicemente ti toglie di mezzo come soggetto. Trasforma la tua impotenza<br />

immaginaria in impossibilità logica, la tua incertezza in certezza dell’altro. Cadi dalla<br />

padella nella brace. Se prima l’alienazione era una, a livello immaginario, adesso è<br />

doppia, a livello immaginario e simbolico, cioè a livello psichico.<br />

Il problema dei tre cappelli ha soluzione perché l’impossibile logico, sotto forma di<br />

terzo cappello nero, non cessa di operare nella trama di sguardi tra i prigionieri. Vi<br />

induce una complicità che l’impotenza corporea di ciascuno, il non poter vedere sopra la<br />

propria testa, serve con compiacenza. Ma la trama immaginaria è solo un pretesto. Non<br />

è lei che porta alla soluzione. È la deformazione che la cosa ex-sistente, qui<br />

simbolizzata dal terzo cappello, imprime alla rete di sguardi incrociati. Immaginate un<br />

pesce nella rete. Il pesce, propriamente parlando, non sta nella rete: non è intessuto in<br />

essa. Sta dentro? Questione di convenzione. Potrebbe stare fuori. L’importante è che<br />

l’inafferrabile, il pesce, deformi la rete dei rapporti narcisistici. Allora, in qualche caso<br />

fortunato, non garantito a priori la sortita dalla rete diventa possibile.<br />

È esperienza d’analisi e di nevrosi. L’impossibile struttura la situazione soggettiva.<br />

Per il soggetto il tipico impossibile è il rapporto sessuale. Quanto sia impossibile lo<br />

testimoniano i sintomi nevrotici, che tentano di rimediarvi con una foglia di fico, mentre<br />

le sublimazioni, più furbe, lo mettono semplicemente in piazza come dovrebbe essere e<br />

non è. Sintomo e sublimazione sono due modi di saperci fare con l’impossibile. Il terzo<br />

modo, l’abbiamo visto nel caso dei tre cappelli, è la matematica. Allora, ecco una prima<br />

parziale e provvisoria giustificazione per interessarsi alla matematica da parte<br />

dell’analista. <strong>La</strong> matematica – un po’ sintomo e un po’ sublimazione – è quasi una<br />

formazione dell’inconscio anch’essa. Un <strong>sapere</strong> lo è. L’impossibile lo tratta. Le sue<br />

condensazioni e i suoi spostamenti ce li ha anche lei. Sono le sostituzioni di variabili e<br />

le concatenazioni di teoremi della forma: se A allora B. Cosa le manca per entrare di<br />

diritto nel discorso analitico?<br />

In verità, oggi vorrei condurvi per un percorso che costeggia molto da vicino quello<br />

analitico. A partire dal riconoscimento dell’impotenza immaginaria per arrivare a<br />

“capire” la matematica, fatto che non andrà senza una dose di aggressività nei miei<br />

confronti, proprio come nel transfert analitico, voglio condurvi al riconoscimento<br />

dell’impossibile che struttura un discorso, qui quello della topologia. Insomma,<br />

dall’ignoranza semplice all’ignoranza dotta, potrebbe essere il motto di questa giornata,<br />

di cui, senza troppi rimpianti, dovrò ancora in gran parte sprecare in altri preliminari.<br />

Alla conclusione arriveremo, potrete state certi, perché, in un certo senso, è anticipata.<br />

Ma nel nostro caso la situazione è un po’ più ricca di quella carceraria appena

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