Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano
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simbolica gli sfugge il portato principale: l’indebolimento ontologico, che pure come<br />
analista avrebbe dovuto stargli a cuore. Nel 1955 a proposito del signe primordial de<br />
l'exclusion connotant l'ou bien – ou bien – de la présence ou de l'absence, qui dégage<br />
formellement la mort incluse dans la Bildung narcissique, scrive: Signe qui manque,<br />
notons-le au passage, dans l'appareil algorithmique de la logique moderne qui s'intitule<br />
symbolique, et y démontre l'insuffisance dialectique qui la rend encore inapte à la<br />
formalisation des sciences humaines. 171 Ignora che il segno della negazione alternativa,<br />
che designa la verità di A⏐B se e solo se non entrambe le espressioni A e B sono vere,<br />
non solo non manca, ma fu proposto da Sheffer nel 1913 come funtore universale per<br />
esprimere tutti gli altri connettivi logici (in alternativa al suo duale della negazione<br />
congiunta, che dà la verità di A e B se solo se A e B sono false). 172<br />
Devono passare dieci anni, prima che <strong>La</strong>can mostri le sue carte. On sait ma<br />
répugnance de toujours pour l'appellation de sciences humaines, qui me semble être<br />
l'appel même de la servitude. 173 <strong>La</strong> presa di distanza dall’ontologia umanista gli<br />
consente di osservare meglio il fenomeno della logica simbolica, pur conservando le<br />
vecchie idiosincrasie. [<strong>La</strong> logique simbolique] est incontestablement la conséquence<br />
strictement déterminée d'une tentative de suturer le sujet de la science. Ciò è falso. <strong>La</strong><br />
rimozione del soggetto della scienza non è effetto del positivismo del XIX secolo, tanto<br />
meno della logica simbolica, ma comincia ben prima, nel XVIII secolo, con il progetto<br />
illuminista – segnato da Kant – di ridurre la scienza di quel che non c’è alla conoscenza<br />
di quel che c'è. Più accettabile l’affermazione successiva: et le dernier théorème de<br />
Gödel montre qu'elle y échoue, ce qui veut dire que le sujet en question reste le corrélât<br />
de la science, mais un corrélât antinomique puisque la science s'avère définie par la<br />
non-issue de l'effort pour le suturer. 174 A patto di intendere il vago dernier théorème di<br />
Gödel come teorema di incompletezza dell’aritmetica. 175<br />
Insomma, il caso <strong>La</strong>can è intrigante. Inventa l’espressione “soggetto della scienza”<br />
come correlato del soggetto dell’inconscio. Ripropone Cartesio in psicanalisi. 176 Sembra<br />
su posizioni epistemiche, invece non riesce a staccarsi del tutto da certi ferrivecchi<br />
ontologici come l’esistenza dell’Uno (y a d’l’Un). Quale migliore esempio di se stesso<br />
per illustrare la teoria freudiana della divisione soggettiva.<br />
NON È IMPOSSIBILE PARLARE DI IMPOSSIBILE<br />
Parallelamente all’allontanamento dal registro ontologico, sotto la spinta della<br />
“pulsione” formalizzante la logica simbolica assume un assetto estensionale. Ciò vuol<br />
dire che si abbandona la semantica concettuale, o intensionale, particolarmente adatta<br />
nel caso di un solo mondo, quello ontologico dell’essere che è, e ci si orienta verso una<br />
semantica a più mondi, dove i concetti valgono per la loro estensione. Così per Boole le<br />
leggi del pensiero non sono altro che un’algebra delle classi, dove l’intersezione<br />
171<br />
J. <strong>La</strong>can, “<strong>La</strong> chose freudienne ou sens du retour à Freud en psychanalyse” (1956), in J.<br />
<strong>La</strong>can, Ecrits, cit., p. 430.<br />
172<br />
L’importanza di Sheffer nella storia della logica è meno nell’artificio del suo funtore<br />
universale quanto nell’aver mostrato che le algebre di Boole formano una classe di strutture<br />
distinte, che non si riducono a forme diverse ma equivalenti dello stesso calcolo. Il singolare<br />
segnala che ci muoviamo nel discorso ontoteologico. Il plurale in quello scientifico.<br />
173<br />
J. <strong>La</strong>can, “<strong>La</strong> science et la vérité” (1965), in J. <strong>La</strong>can, Ecrits, cit., p. 859.<br />
174<br />
Ivi, p. 861.<br />
175<br />
Tale teorema rischia di diventare famoso per il numero di citazioni improprie più che per il<br />
suo enunciato.<br />
176<br />
Le sujet, le sujet cartésien, est le présupposé de l'inconscient. J. <strong>La</strong>can, “Position de<br />
l’inconscient” (1960), in J. <strong>La</strong>can, Ecrits, cit., p. 839.