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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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valori diversi anche per la coppia di nodi in esame, se sono effettivamente diversi”. In<br />

effetti, la proposta di nuovi invarianti risponde a esigenze euristiche. Si cercano, cioè,<br />

metodi che danno la risposta, quando la danno, altrimenti pazienza… si attende la<br />

seduta successiva. <strong>La</strong> pazienza epistemica, o euristica, paga in campi diversi: in<br />

nodologia, nella battaglia contro i virus del computer e in analisi. <strong>La</strong> soluzione può<br />

venire da fonti e in occasioni inaspettate. Jonas inventò i suoi polinomi partendo da<br />

problemi di fisica statistica. L’associazione libera funziona tanto nella ricerca scientifica<br />

che analitica. Amleto, di ritorno dal Bourbakistan, sembra dire: “Ci sono più cose tra<br />

cielo e terra, Orazio, di quante ne sogna la tua topologia”.<br />

In effetti, la teoria – incompleta – degli invarianti mostra che non tutto nei nodi è<br />

topologia. Buona parte della struttura nodale si riflette meglio in considerazioni<br />

combinatorie che topologiche. Questo è un aspetto “formativo” della matematica. Che<br />

favorisce la riforma intellettuale che possiamo chiamare di indebolimento dell’uno. Già<br />

la topologia, con la diffrazione, attraverso il suo prisma, di uno spettro di strutture –<br />

nonché di presentazioni diverse della stessa struttura – ci ha insegnato a non pensare in<br />

termini di una sola struttura – la famigerata ortodossia. <strong>La</strong> teoria dei nodi marcia nella<br />

stessa direzione. Che, come ogni direzione epistemica (e non solo ontologica), è molto<br />

ricca di sorprese.<br />

Un esempio? Consideriamo astrattamente il nodo come situazione di circolarità.<br />

Ebbene, la teoria dei nodi batte la filosofia per numero di modi in cui riesce a pensare la<br />

circolarità. Alla filosofia sembra gran cosa averne pensato uno, il modo della dialettica,<br />

tanto da considerarlo unico. <strong>La</strong> matematica, invece, conosce varie forme di circolarità.<br />

<strong>La</strong> circolarità della sfera è diversa da quella del toro o del p.p. Analogamente, l’analisi<br />

riconosce circolarità diverse nei diversi discorsi. Il discorso del padrone parte<br />

imponendo il significante leader dell’ideologia e arriva a produrre l’oggetto da godere.<br />

Il discorso dell’analista parte dalla “cosa epistemica”, cioè dalla struttura soggettiva, e<br />

arriva a scrivere il significante insensato che abita nell’inconscio. Non è esattamente lo<br />

stesso percorso circolare. Sono due strutture diverse, anzi inverse l’una dell’altra. In<br />

mezzo ce ne sono altre. Nell’intervallo <strong>La</strong>can localizza il discorso dell’isteria, che parte<br />

dal soggetto e arriva al <strong>sapere</strong>, e il discorso dell’università, che parte dal <strong>sapere</strong> e<br />

produce il soggetto (conforme al potere). Ma non è escluso che ci siano altre forme di<br />

circolarità.<br />

Se la matematica, nei millenni l’attività epistemica per eccellenza dell’uomo, può<br />

dare una mano all’analista a pensare la struttura, sia la benvenuta in metapsicologia. Ma<br />

bisogna <strong>sapere</strong> bene la direzione in cui ci si muove. Aprire alla matematica, riprendere il<br />

soggetto dell’inconscio come prolungamento del soggetto della scienza, porta lontano<br />

da programmi cognitivi del tipo “alle cose stesse”. <strong>La</strong> formulazione è di Husserl nelle<br />

Ricerche logiche, 154 opera non meno ontologica della grande Logica hegeliana. Come<br />

dimostra l’accanimento ontologico della teologia cattolica ufficiale (vedi l'enciclica<br />

Fides et ratio), l’ontologia presuppone l’uno. Infatti, l’essere è uno e chiuso in se stesso<br />

e separato dal non essere. Il ritornello della logica ontologica è che l’essere è e il non<br />

essere non è. Il programma epistemico delle scienze, invece, non è monistico. Il motto<br />

154 E. Husserl, Ricerche logiche, trad. G. Piana, Il Saggiatore, Milano 1988, vol. I, p. 271. Forse<br />

è il caso di ricordare che Husserl ricevette in gioventù una formazione matematica presso<br />

Weierstrass a Berlino. Conosceva il programma strutturalista di Klein. <strong>La</strong> sua abilità di filosofo<br />

fu di piegare tale programma alle esigenze cognitive dell’uno, allontanandosi dalle prospettive<br />

scientifiche di tipo modale o dei mondi possibili. Infatti, <strong>secondo</strong> il metodo husserliano delle<br />

sostituzioni, l’oggetto è ciò che permane “uno” al variare di tutte le sostituzioni semantiche che<br />

lo trasformano in se stesso. Analogamente il significato è uno e coincide con il senso, prodotto<br />

da tutte le trasformazioni che “salvano la significazione”. Tanto per dire il radicamento della<br />

presa ontologica sulle intelligenze.

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