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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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fig. 21<br />

quello di fig. 20. Tutto cambia, invece, se al posto di TOPOLOGO scriviamo<br />

PSICANALISTA. Tra i due, come si sa, non c’è omeomorfismo. Gli aperti della prima<br />

topologia sono di più di quelli della seconda. (Quanti sono?). Infatti, nella prima<br />

topologia esistono aperti di otto quadretti che mancano nella seconda: Si dice che la<br />

prima topologia è più fine (nel senso di più ricca) della seconda.<br />

Naturalmente ci guardiamo bene dall’affermare che abbiamo inventato qualcosa, ad<br />

es. la topologia della lettera. Abbiamo semplicemente costruito una struttura di<br />

inclusione, la quale ha i suoi in varianti e i suoi impossibili. Invariante è il numero di<br />

quadretti dove è scritto qualcosa: otto quadretti per TOPOLOGO, dodici per PSICANALISTA.<br />

I quadretti scritti sono “vicini” nel senso che un aperto, se ne contiene uno, contiene<br />

anche tutti gli altri. I quadretti non scritti sono “lontani” nel senso che si possono<br />

separare mediante aperti distinti. Dati due di loro, esistono due aperti, uno che contiene<br />

l’uno e non l’altro.<br />

Cos’è l’impossibile, in questa struttura? L’abbiamo appena detto. È l’impossibilità di<br />

separare mediante aperti distinti certi quadretti privilegiati, che formano la cosa della<br />

nostra topologia. Essa è una scrittura indelebile che da l’impronta, la sua firma, a tutto<br />

lo spazio. Si può deformare l’impronta, (ad es. si può scrivere MONOLOGO invece di<br />

TOPOLOGO) ma la struttura resta costante, almeno per quanto riguarda considerazioni in<br />

estensione. Una sua caratteristica è che ogni aperto contiene almeno otto quadretti. Otto<br />

è l’invariante della struttura. Qualsiasi parola di otto lettere costituisce un modello della<br />

struttura. L’esempio dovrebbe chiarire a sufficienza la differenza tra struttura e modello.<br />

Il modello TOPOLOGO non è topologicamente diverso dal modello MONOLOGO. Non ha<br />

senso privilegiare l’uno piuttosto che l’altro come modello canonico o ortodosso della<br />

struttura a “otto”. Entrambi i modelli rappresentano egualmente bene tale struttura. 70<br />

Per illustrare meglio come la “cosa topologica” deforma in modo differente lo spazio<br />

a seconda di come è disposta, consideriamo due topologie a invariante quattro, ossia con<br />

quattro quadretti scritti, ma qualitativamente diversa dalle precedenti. Ora gli aperti<br />

sono formati da insiemi di quadretti contigui (non disgiunti) che contengono i quattro<br />

quadretti privilegiati. <strong>La</strong> topologia risulta diversa se i quattro quadretti privilegiati sono<br />

ai vertici della quadrettatura o al centro.<br />

L’aperto (6,7,10,11) ha forme diverse in A e in B. Addirittura in A è un aperto e in B non lo è.<br />

Ma il numero di. aperti che contengono i tre quadretti è uguale in A e B e tra loro si può<br />

stabilire una corrispondenza biunivoca.<br />

70 Problemi logicamente delicati emergono con strutture non categoriche. Sono le strutture più<br />

interessanti per l’analista: il linguaggio, l’inconscio, la classe dei giochi, del femminile, dei<br />

padri e, aggiungiamo noi, l’infinito. Essendo non categoriche, esistono modelli non equivalenti,<br />

che rappresentano la stessa struttura ma in modo diverso. In tal caso è difficile contestare a una<br />

“forma di vita” (a una scuola di pensiero o a un ordine professionale) il diritto o la pretesa di<br />

privilegiare un modello arbitrario come ortodosso.

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