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Spazio e sapere - La Psicanalisi secondo Sciacchitano

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Per l’analista la struttura mette in gioco l’impossibile. L’impossibile è il baricentro<br />

del discorso strutturalista. Intorno all’impossibile da rappresentare, per esempio<br />

l’essenza o l’idea del triangolo, ruotano le sue presentazioni particolari. Potremmo<br />

chiamare le singole presentazioni “scene fantasmatiche” e otteniamo una versione<br />

metapsicologica del discorso strutturalista. Il “fantasma” del triangolo si presenta<br />

attraverso le sue scene fantasmatiche. Qualcosa dell’impossibile triangolare emerge in<br />

ogni triangolo, per quanto male sia disegnato. Per esempio, è materialmente impossibile<br />

che le trasformazioni rigide (permutazioni dei vertici) lo spezzino in due triangoli o lo<br />

trasformino in un quadrato, aggiungendovi un vertice. <strong>La</strong> lista degli impossibili<br />

strutturali potrebbe continuare all’infinito, percorrendo tutte le strutture matematiche. 28<br />

Quel che vi chiedo di memorizzare è una sorta di principio di invarianza, che ricorrerà<br />

anche nelle strutture topologiche e i loro morfismi, gli omeomorfismi. Come le<br />

permutazioni dei vertici del triangolo non aggiungono né tolgono vertici, così gli<br />

omeomorfismi tra spazi topologici non aggiungono né tolgono elementi allo spazio. 29<br />

Non introducono né buchi né saldature. I morfismi triangolari fanno sì che il triangolo<br />

torni sempre al suo posto. In questo “eterno ritorno” del triangolo in se stesso sta la<br />

struttura del triangolo. Lo stesso succede per spazi topologici più complessi. <strong>La</strong> struttura<br />

è l’invarianza. L’invarianza è il reale. “Reale” è la parola lasciata in sospeso all’inizio<br />

del Capitolo “L’altro nome dell’impossibile”.<br />

È un discorso che gli allievi più vecchi di <strong>La</strong>can conoscono bene. Il reale è ciò che<br />

ritorna sempre allo stesso posto. Qualcosa si muove, qualcosa cambia, qualcosa resta<br />

immutato nel divenire, per i filosofi greci l’idea o la sostanza. Per gli analisti freudiani<br />

qualcosa si ripete, ritorna, si ritrova identico a se stesso (nulla si perde) in tempi diversi<br />

nello stesso spazio simbolico del soggetto: la lettera più che la cosa. Per il matematico<br />

qualcosa varia, qualcosa no. Ci sono tante presentazioni, tante scritture ma una sola<br />

struttura. In pratica il matematico preferisce parlare d’invarianti più che di strutture. È<br />

meno impegnativo. Per farmi capire da chi proviene dalla formazione medica, posso<br />

fare l’esempio della classificazione nosografica. Le strutture corrispondono alle<br />

malattie. 30 Gli invarianti ai sintomi. Il problema è quello della diagnosi differenziale. A<br />

invarianti diversi sottostanno strutture diverse; a invarianti uguali non si può dire. Se<br />

due nodi hanno numero minimo d’incroci diverso, allora i nodi sono certamente diversi,<br />

cioè non riconducibili 1’uno all’altro con slittamenti delle funicelle. 31 Se, invece,<br />

l’invariante, ancora il numero minimo d’incroci, è uguale in entrambi, allora non si può<br />

decidere:i nodi possono essere o uguali o diversi. Prudenza del matematico che rispetta<br />

modello. <strong>La</strong> scorrettezza ha origini kantiane. Kant postulava una sola presentazione della<br />

struttura dello spazio, l’euclidea, come figura trascendentale dello spazio. L’impostazione della<br />

Prima Critica è giuridica, non scientifica. Kant era epistemologo della conoscenza di quel che<br />

c’è, non della scienza di quel che non c’è.<br />

28 Nella lista degli impossibili le interdizioni si collocano tra le contraddizioni, che sono il<br />

livello massimo d’impossibilità e il non cessare di non scriversi, che è il livello minimo. È da<br />

notare che l’inconscio, organizzato come un linguaggio, non conosce l’impossibile massimo ma<br />

il minimo. Conosce l’impossibile che deriva dall’infinito (“non cessa di non scriversi”).<br />

Sospende l’impossibile che deriva dalla contrapposizione finita di due alternative: A e non A.<br />

29 Il principio di invarianza appartiene alla classe dei principi di conservazione (della materia,<br />

dell’energia, del momento) che costituiscono la struttura della fisica.<br />

30 Più propriamente le malattie sono modelli, che presentano in modi diversi la “costituzione”<br />

dell’organismo, I sintomi sono proprietà, non sempre patognomoniche, di tali modelli. <strong>La</strong> stessa<br />

differenza si presenta in genetica tra genotipo, dal lato della struttura, e fenotipo, dal lato degli<br />

invarianti.<br />

31 Vedremo più avanti che la struttura specifica del nodo non è il nodo in sé (tutti i nodi sono<br />

uguali, essendo come cerchi) ma lo spazio in cui il nodo è immerso. <strong>La</strong> struttura del nodo è<br />

l’insieme complementare del nodo, cioè l’insieme dei punti che non appartengono al nodo.

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