DEI DELITTI

\9 X
ittero i-era mtsura de: delitti
d'i chl II commette. Io démo.*'""
per l'Autore dicotesta proposizione, e
stimo aftàtto sup'errluo star qui a rispon-.
dere, e notare la sua assurditâ, e la sua
mostruosità . Dira solamente, çfae ella
tende a levare ogni rimorso di coscienza,
anzi anche tutti i doveri di Natura, e di
me. Chi mai ignorava, cbe i Sovram
non devono calcolare la misura délie
pêne, colla quantirà di maie fatto alla
Societa? Ma non si dà vero delitto, senza
malizia ; ahrimenri bisognerebbe , che
si puiaissero anche le case che rovinano, gl'
incendj, le inondazioni, i sassi , il fuoeo, e
le acque. Che morale degna d'unoSparùino,
e d'uno Spiriro Forte dei nostn di,'
Ma ecco un'altra dottrina, per certo ri- A '"~'«•guardo,
peggiore ancor délia prima : %4hri '«£«»"
misuvano : delitti ( dic'egli (b) ) colla di- dt J' c r ' m
gnità délia persona offesa, seni^a conside-(»' r«g.
rame /'importationj riguardo alben pub-",' A "'
blico, e vi aggiugne immediatamente questo
sacrilego soffisma : se questa fosse la
vera misura dei delitti, tma irriveren-
^a alf Essere degli Esseri dovrebbe
piit atroeemente punirsi, cbe f assassinio
£ un Monarca, la superiorità délia natura
esiendo un infinito compense) alla differenra
deW Offeso.
Tomo III, D Non