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DEI DELITTI

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stati forrissiihi, perche non si deve snspettare<br />

di cruideltàj e d'ingiustizia contre<br />

1 Tribunali, e massime di quelli d'<br />

Italia; tanto piu, che il seconde) di coresti<br />

usi so che si pratica in alcunt Provincie<br />

délia medesima Italia , le più benefiche<br />

e le più amanti dell' umanità .<br />

Onde rispondo ancor qui , esser meglio ,<br />

che soffra un poco più un inumano ass.issino<br />

, gia condannato alla morte , che<br />

lasciare liberi , e vjvi i suoi complici ,<br />

perché tenghino in conrinui spaventi lu<br />

Società .<br />

Oso sperare adesso, che la forza di tutte<br />

coteste mie Osservazioni , comparirà<br />

più convincente dalle Note che farà qui<br />

succedere aile apparenti ragioni portate<br />

da'l'A. contro la pretesacrudeltà, ed inutilita<br />

délia Tortura.<br />

La prima sua ragione pertanto è con- D Jffi"'cepita<br />

in questa tonna (a).- un ttbmo nom'wittpv.o<br />

chiamarsi Reo , prima délia senten^a'ïurJ*''<br />

/tel Giudice, ne la Società pub toglierglt M f'tla<br />

pubblica protezjone, se non quando si a "'<br />

definito, che egli abbia violât! i patli,<br />

coi tjiia/i gli fu accordât a. Qi'.ale è dunque<br />

(prosegue l'A.) quel diritto, se non<br />

qnello délia forra, che dia la podestà ail<br />

un Giudice di date un a pena ad un Cittadino,<br />

mentre si dubita se s/a reo, o innocente?<br />

L'A. chiama cotesto operare un<br />

Tomo III. F di-

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