Tesi_Manuela Prencipe PDF - EMDR Italia
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• Autovalutazione negativa: timore di non possedere le capacità per fare fronte<br />
materialmente ed emozionalmente alle situazioni temute. Queste credenze<br />
metacognitive abbassano il livello di autoefficacia e di autostima.<br />
• Il bisogno di controllo: necessità di tenere sotto controllo cose ed eventi, con la<br />
credenza e la speranza di impedire che si realizzino gli eventi temuti.<br />
• Intolleranza delle emozioni: incapacità di distinguere l’emozione di paura da un<br />
pericolo reale e concreto. Come conseguenza la paura non è un più un segnale di<br />
pericolo adattivo, ma diventa il pericolo stesso.<br />
• Senso di responsabilità: tendenza a valutare se stessi come responsabili degli<br />
eventi e degli accadimenti negativi e temuti.<br />
3.4. Disturbi d’Ansia in età evolutiva<br />
“Le sindromi ansiose rappresentano un problema clinico rilevante per il loro esordio<br />
precoce, la variegata molteplicità dei quadri con cui si manifestano, e il rischio di una<br />
continuità psicopatologica nelle fasi evolutive successive” (Ammaniti, 2010, p.147).<br />
La definizione dell’ansia significativa, dal punto di vista clinico, nell’età evolutiva, è un<br />
compito difficile, in quanto l’ansia e la paura hanno caratteristiche diverse, sia per<br />
quanto riguarda la gravità, che i limiti a livello di processi emotivi e adattivi, e sono<br />
poste su un continuum (Egger, Angold, 2006). Infatti, a differenza degli adulti, non è<br />
facile fare una distinzione obiettiva tra l’ansia e la paura, in quanto nell’età evolutiva,<br />
un bambino non sa ancora distinguere, in maniera adeguata, ciò che è fantasia e ciò che<br />
è realtà, per cui molte esperienze di paura nell’infanzia, come i terrori notturni, la paura<br />
dell’estraneo, la paura del buio e della notte, non sono legate a pericoli reali. Un modo<br />
per distinguere l’ansia patologica, dall’ansia adattiva è quella di valutare la persistenza<br />
di una paura normale facendo riferimento all’età cronologica e prendendo in<br />
considerazione la frequenza, l’intensità e la durata dell’ansia (Lambruschi, 2004).<br />
L’obiettivo è quindi quello di valutare l’impatto che tale stato d’animo ha sul<br />
comportamento abituale del bambino e sullo sviluppo emozionale, cognitivo e sociale<br />
(Ammaniti, 2010).<br />
Secondo Lambruschi (2004), nell’età evolutiva, come in quella adulta, possiamo<br />
individuare tre tipologie di sintomi in relazione all’ansia:<br />
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