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Tesi_Manuela Prencipe PDF - EMDR Italia

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comprendere se il paziente assume dei farmaci, si forniscono informazioni sul disturbo e<br />

si crea l’alleanza terapeutica. La seconda fase prevede la preparazione del paziente, e,<br />

oltre alla presentazione dell’<strong>EMDR</strong>, all’addestramento ai movimenti oculari, ai segnali<br />

di stop e alla creazione del “posto sicuro”, è utile usare tecniche di autoipnosi per<br />

rendere il paziente maggiormente stabilizzato e pronto ad affrontare il trattamento<br />

<strong>EMDR</strong> vero e proprio. Inoltre le tecniche di autoipnosi possono servire quando il<br />

paziente, nonostante i farmaci, presenta ansia e attacchi di panico che possono<br />

compromettere il lavoro con l’<strong>EMDR</strong>. Infatti, quando il paziente è in tale condizione,<br />

può essere difficile lavorare sulle emozioni, sulle sensazioni e sui pensieri, ed entrare in<br />

relazione con il proprio corpo e le proprie sensazioni fisiche. Inoltre, il paziente, può<br />

avere difficoltà a raggiungere una condizione e sensazione di sicurezza. Nella terza fase<br />

è utile far esercitare il paziente a percepire e ad attendersi dei miglioramenti attraverso<br />

gli esercizi di esposizione dal vivo o immaginativa. Questi esercizi consistono nel far<br />

visualizzare al paziente uno schermo sul quale far scorrere ed osservare delle situazioni<br />

ansiogene. La possibilità di osservare situazioni d’ansia in un contesto, però, protetto e<br />

rilassante, permette di osservare elementi problematici e di disagio da un’altra<br />

prospettiva. Nella quarta e nella quinta fase si lavora sulla scelta dei target. Gli stimoli-<br />

target devono riguardare: situazioni future ipotetiche che possono presentare ansia e<br />

paura e possono provocare evitamento da parte del paziente, attacchi di panico in<br />

situazioni passate, ed esperienze di vita precedenti che sono ipoteticamente all’origine<br />

del Disturbo di Panico attuale. In particolare è opportuno prima lavorare sulle<br />

esperienze di vita che sono la causa dell’attuale disturbo, successivamente è utile<br />

lavorare sugli attacchi di panico avvenuti in situazioni precedenti che condizionano<br />

ancora fortemente il paziente, e infine è utile concentrare il lavoro su scenari futuri<br />

ipotetici.<br />

In alcuni pazienti, i ricordi di attacchi di panico precedenti, anche se non sono<br />

collegabili a traumi specifici, possono dare origine a sintomi simili al PTSD. Con questi<br />

pazienti può essere utile trattare i ricordi come se fossero esperienze traumatiche, e<br />

usare la procedura standard del PTSD. E’ bene ricordare, però, che dopo la<br />

desensibilizzazione dei ricordi-target, la rielaborazione spontanea adottata con il PTSD,<br />

può essere difficile con i pazienti che soffrono di attacchi di panico, per cui è utile<br />

identificare eventi di vita da rielaborare e tornare più volte su i target di partenza.<br />

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