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Appunti di Fisica Teorica - INFN

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in un formalismo integralmente <strong>di</strong> seconda quantizzazione dovremmo pertanto<br />

a questo punto calcolare l’elemento <strong>di</strong> matrice<br />

〈A|j( k)|A ∗ 〉<br />

della trasformata <strong>di</strong> Fourier j( k) = d 3 xj(x) e −i k·x dell’operatore corrente.<br />

Nel seguito faremo l’ipotesi che l’interazione tra il fotone e l’atomo avvenga<br />

attraverso l’interazione con un singolo elettrone (consideriamo cioè il<br />

caso in cui la transizione A ∗ → A corrisponda ad un elettrone che passi<br />

da un livello eccitato ad un livello piú basso). Supponiamo inoltre che il<br />

resto dell’atomo sia molto pesante, cioè che l’energia del nucleo sia molto<br />

maggiore rispetto a quella del fotone emesso e che il l’elettrone rimanga nonrelativistico<br />

e possa quin<strong>di</strong> essere correttamente descritto in un formalismo<br />

<strong>di</strong> prima quantizzazione. In conclusione l’elemento <strong>di</strong> matrice della corrente<br />

che dobbiamo calcolare è:<br />

〈A|j|A ∗ <br />

〉 =<br />

d 3 x ¯ ΨA(x)j(x) ΨA ∗(x) e−i k·x = e<br />

m<br />

aBohr<br />

<br />

d 3 x ¯ ΨA(x)p ΨA ∗(x) e−i k·x<br />

(7.10)<br />

dove abbiamo preso j = ev = e<br />

quantizzazione) dell’elettrone.<br />

p come operatore <strong>di</strong> corrente (in prima<br />

m<br />

Discutiamo i limiti <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questa approssimazione e la possibilità <strong>di</strong><br />

semplificare ulterioremente il calcolo dell’elemento <strong>di</strong> matrice in (7.10). Un<br />

elettrone atomico che si trovi in livelli non troppo alti ha energie dell’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong><br />

E ∼ e2<br />

∼ e4m 2 ∼ α2mc 2<br />

dove α ≡ e2<br />

c è la costante <strong>di</strong> struttura fine e aBohr = 2<br />

me2 ∼ h 1 è il raggio <strong>di</strong><br />

mc α<br />

Bohr. Questo giustifica il trattamento non-relativistico dell’elettrone. Inoltre<br />

la lunghezza d’onda del fotone emesso è dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> λ = hc<br />

E ∼ h 1<br />

mc α2 aBohr<br />

∼<br />

1 . In conclusione<br />

α<br />

λ<br />

∼ 1<br />

>> 1<br />

α<br />

aBohr<br />

Pertanto, l’argomento k · x dell’esponenziale nell’ Eq. (7.10) è molto minore<br />

<strong>di</strong> 1 per i valori <strong>di</strong> x per i quali le funzioni d’onda sono significativamente<br />

<strong>di</strong>verse da zero. In questa situazione è giustificata l’approssimazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo<br />

che consiste nel prendere e −i k·x ∼ 1 nella formula (7.10):<br />

〈A|j|A ∗ 〉<strong>di</strong>polo<br />

= e<br />

m<br />

<br />

d 3 x ¯ ie<br />

ΨA(x)p ΨA∗(x) =<br />

<br />

29<br />

<br />

d 3 x ¯ ΨA(x)[H0, x] ΨA ∗(x)

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