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quali acciaierie, laminatoi, ecc. o in campo navale. In questi casi le dimensioni<br />
del macchinario non consentono alcun intervento ragionevole ai fini del<br />
confinamento delle vibrazioni prodotte; in questi casi è ragionevole creare degli<br />
ambienti circoscritti e protetti, adeguatamente isolati sia nei confronti del<br />
rumore che delle vibrazioni, all’interno dei quali possono trovare riparo le<br />
apparecchiature per il controllo del processo e il personale addetto alla<br />
sorveglianza.<br />
2. Riduzione della risposta<br />
a) Variazione della frequenza naturale. Se la frequenza naturale di una struttura o<br />
di un organo è prossima alla frequenza eccitatrice, potrebbero venirsi a creare<br />
le condizioni di risonanza con effetti deleteri per la struttura o per l’organo<br />
interessato. In tali situazioni, se la frequenza eccitatrice rimane sensibilmente<br />
costante, si può intervenire sulla frequenza propria dell’organo interessato, per<br />
esempio irrigidendolo o modificando il sistema di vincoli. Per esempio le<br />
vibrazioni delle pale di un ventilatore possono essere ridotte, a parità di numero<br />
di giri, irrigidendo la pala con opportune nervature, oppure si potrebbe ottenere<br />
un risultato analogo variando la massa delle pale.<br />
b) Dissipazione dell’energia. Se le vibrazioni comprendono una vasta gamma di<br />
frequenze, l’intervento che modifica la frequenza propria dell’organo interessato<br />
dal fenomeno non è sufficiente. In questi casi è possibile intervenire con sistemi<br />
in grado di dissipare l’energia prodotta dalla vibrazione per evitare i distruttivi<br />
effetti della risonanza. A tale scopo esiste una grande varietà di supporti<br />
realizzati in polimeri più o meno cedevoli i quali trasformano l’energia cinetica<br />
della vibrazione in calore. Un ottimo esempio di un siffatto dispositivo è ben<br />
osservabile in ognuna delle nostre case; l’oblò della lavatrice infatti chiude su<br />
una grossa guarnizione in gomma il cui compito principale non è soltanto<br />
quello di impedire la fuoriuscita dell’acqua ma, soprattutto, serve a smorzare le<br />
vibrazioni indotte dalla rotazione del cestello che si trova a ruotare a velocità<br />
notevoli in condizioni di forte squilibrio. L’attrito tra gomma e vetro unita alla<br />
deformazione ripetuta della guarnizione riesce a dissipare così gran parte<br />
dell’energia prodotta dalla vibrazione del cestello con la biancheria. Esistono<br />
anche applicazioni più sofisticate che prevedono l’impiego di materiali<br />
piezoelettrici o che si basano sul principio delle correnti parassite.<br />
c) Masse ausiliarie. Un altro metodo per la riduzione delle vibrazioni in sistemi<br />
vibranti consiste nell’applicare al sistema in questione una massa non<br />
direttamente ma con l’interposizione di un corpo elastico (in sostanza una<br />
molla). Con una accurata regolazione la massa aggiuntiva si mette a vibrare,<br />
facendosi così carico della vibrazione interessante il corpo cui si trova<br />
collegata.<br />
In campo funiviario esistono tipiche applicazioni al riguardo, legate allo smorzamento<br />
delle oscillazioni dei contrappesi delle funivie bifune. La soluzione spesso adottata è<br />
quella di appendere delle grosse catene, di tipo navale, alla parte inferiore del<br />
contrappeso (vedi foto 1). Così, a seconda della posizione del contrappeso rispetto il<br />
pozzo, le catene si trovano ora appoggiate sul fondo ora completamente appese al<br />
contrappeso. In questo modo il contrappeso si trova ad essere un sistema a massa<br />
variabile e presentare quindi diverse frequenze proprie le quali devono essere<br />
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