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cover - Blue Liguria - Sagep

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lue<br />

108<br />

book<br />

Le mani sogna Fellini e racconta il cinema di Miyazaki<br />

Le mani Dreams of Fellini<br />

and Tells of the Cinema of Miyazaki<br />

Le mani è una piccola casa editrice ligure che pensa molto in grande, soprattutto nella sua<br />

vocazione a occuparsi di cinema ai massimi livelli di competenza critica e storica. Una<br />

piccola carrellata tra gli ultimi titoli può dare l’idea di questo impegno: Marco Salotti scrive<br />

Al cinema con Mussolini. Film e regime 1929-1939. Moraldo Rossi racconta attraverso il<br />

fitto dialogo tra due amici di Federico Fellini, aspetti della personalità del grande regista<br />

scomparso non ancora del tutto noti. Sogna Federico Sogna. Fellini, quel mio unico perfido<br />

amico è il titolo di questa opera, che ritrae l’inventore di Otto e mezzo e della Dolce vita<br />

nell’atteggiamento di una sorta di divinità, che dirige il suo lavoro sul set con gesti che<br />

rimandano a una dimensione celeste e onirica. Altri volumi parlano dell’arte dell’animazione<br />

di Hayao Miyazaki, “il dio delle anime”, e del cinema di Park Chan-wook, per tutti “Mr.<br />

Vengeance”, uno dei maestri indiscussi del cinema coreano contemporaneo, è nato nello<br />

stesso anno, il 1963, di Quentin Tarantino, al quale lo accomunano l’estetica della violenza e<br />

il tema della vendetta. Ilaria Gatti, infine, analizza come “poesia del reale” il cinema di<br />

Francesca Comencini.<br />

“Le mani” is a little <strong>Liguria</strong>n publishing house that thinks big. This is especially true with<br />

respect to its vocation as a cinema critic and historian at the highest of levels. A small<br />

glance at some of its most recent titles can give an idea of its intense efforts. Marco Salotti<br />

writes of the cinema of Mussolini’s times in Al cinema con Mussolini. Film e regime 1929-<br />

1939. Moraldo Rossi uses a dense dialogue among two friends to speak about Federico<br />

Fellini, bringing out aspects of the great director of Otto e mezzo and the Dolce vita that<br />

not everyone knows, in Sogna Federico Sogna. Fellini, quel mio unico perfido amico [Dream<br />

on, My Unique and Deceitful Friend], turning Fellini into a sort of divinity, who directs the<br />

set with gestures that have a sort of celestial, dreamy dimension. Other books speak of<br />

Hayao Miyazaki’s (“the god of the souls”) animation art, and the contemporary Korean<br />

cinema of Park Chan-wook, known as “Mr. Vengeance”, one of the undoubted masters who<br />

happened to be born in the same year, 1963, as Quentin Tarantino, who holds in common<br />

the esthetics of violence and the theme of vendetta. And then there is Ilaria Gatti, who<br />

analyses “the poetry of reality” in the cinema of Francesca Comencini.<br />

Federico Fellini sul set. Il grande<br />

regista romano viene raccontato<br />

da Maraldo Rossi in Sogna<br />

Federico Sogna<br />

Federico Fellini on the set. The<br />

world-famous director from<br />

Rome is described by Maraldo<br />

Rossi in “Sogna Federico Sogna”<br />

A.L.<br />

Alessandro Avanzino<br />

IMacachi, ovvero il presepe<br />

popolare di Albisola. Il termine<br />

può suonare quasi dispregiativo, e<br />

invece si carica di affetto di fronte<br />

a statuine ricche di poesia e del<br />

ricordo delle tante figurinaie che<br />

ne hanno realizzato a migliaia per<br />

più di 150 anni. Oggi, sulla spinta<br />

di cultori del presepe e del locale<br />

Lions Club, Albisola sta tentando<br />

un recupero storico e culturale. Lo<br />

testimonia il libro di Alba Docilia I<br />

Macachi di Albisola, pubblicato da<br />

<strong>Sagep</strong>. Partiamo dalle statuine: le<br />

più antiche sono approssimative<br />

nei lineamenti e nei colori (per<br />

questo i ceramisti in passato<br />

sprezzantemente le chiamarono<br />

così, tanto erano lontane dalle<br />

opere che nascevano dalla loro<br />

arte), ma cariche del sentimento e<br />

anche della fede di chi artista non<br />

si sentiva affatto, e le realizzava<br />

per venderle e rendere un po’ meno<br />

povere le feste di Natale. Un’arte<br />

che coinvolgeva soprattutto donne<br />

e bambini. In <strong>Liguria</strong> c’era una<br />

tradizione colta del presepe,<br />

realizzato soprattutto in legno, con<br />

figure di grandi dimensioni, che<br />

ebbe il suo massimo sviluppo nelle<br />

grandi botteghe attive nel<br />

Settecento (Maragliano in primis),<br />

ma fu vietata dagli editti dell’età<br />

napoleonica. Ad Albisola, terra di<br />

ceramica, il presepe rinacque nella<br />

forma più povera. Gli ingredienti<br />

non costavano nulla: un pugno di<br />

argilla di scarto, la lavorazione in<br />

casa, la cottura gratuita nei forni<br />

delle tante fabbriche di stoviglie<br />

(all’ inizio del Novecento più di 50)<br />

“pagata” con una preghiera: “Per<br />

l’anima dei nostri morti”.<br />

Tutto, nei Macachi, era di Albisola.<br />

La manodopera e gli stampi passati

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