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lue
interview
Dallo ssttrruuddeell al Nastro
d'Argento
From SSttrruuddeell to the
Silver Ribbon
Iniziata la carriera teatrale neanche
ventunenne, oggi anche doppiatrice e
volto noto della tv, Marina Massironi
deve tutto al cabaret. È grazie al duo
comico con Giacomo Poretti
(chiamato Hansel e Strüdel) che inizia
a girare i palchi del Paese, nei primi
anni Ottanta, ed è grazie al compagno
di risate che inizierà a lavorare con il
trio Aldo, Giovanni e Giacomo. A
partire dagli anni Novanta collabora
con il trio in tv (nei programmi della
Gialappa's Band, Mai dire Gol su
tutti), in teatro e al cinema (attrice in
Tre uomini e una gamba, Così è la vita
e Chiedimi se sono felice). Le si aprono
così le porte del grande schermo
d'autore: nel 1998 recita in Fuori dal
mondo con Silvio Orlando e
Margherita Buy, nel 2000 vince sia il
Nastro d'Argento sia il David di
Donatello come migliore attrice non
protagonista per Pane e tulipani.
Dopo l'ultimo Letters to Juliet (e in tv,
Le ragazze dello swing), sta lavorando
sul set di un nuovo film. Una
curiosità: sul suo sito
marinamassironi.com, sotto la sezione
"Il bello non è mai abbastanza",
ospita una galleria d'arte virtuale.
She began her career in the theatre
before the age of 21, and today is
famous on television and for dubbing
foreign films. But Marina Massironi
owes it all to cabaret. It was her comic
duo - called “Hansel e Strüdel” - with
Giacomo Poretti that led her to tour
the stages of Italy in the early eighties.
And the enthusiastic laughter she
provoked, led her to begin working
with the famous trio of comedians,
“Aldo, Giovanni e Giacomo”. Starting in
the nineties, she performed with them
on TV (she is fondly remembered for
her role in the programs, “Gialappa's
Band” and “Mai dire Gol”) and in the
cinema (“Tre uomini e una gamba”,
“Così è la vita” and “Chiedimi se sono
felice”). Which led to the big films,
“Fuori dal mondo” with Silvio Orlando
and Margherita Buy, and in 2000,
“Bread and Tulips”, which won her
both the Nastro d'Argento Award and
the David di Donatello Prize as best
supporting actress. After her latest,
“Letters to Juliet” (and television’s,
“Le ragazze dello swing”), she is now
working on a new film. On her
marinamassironi.com website, under
the section "Il bello non è mai
abbastanza" [There is Never Enough
Beauty], she hosts a virtual gallery
of art.
26
dita definitiva di un’autostima già vacillante. Paula
non si ribella e reagisce come una vittima d’altri
tempi quando i vicini, le assistenti sociali, i poliziotti
le chiedono come si sia procurata tutti quei
lividi: mente e parla di incidenti domestici. Ma alla
fine è capace di reagire alla violenza: e accade
con una ferocia da madre ferita, quando vede una
strana luce negli occhi del marito picchiatore -
sempre difeso - che si posano sulla figlia.
Proprio questa impostazione che parte da un evidente
impegno sociale ma non cade nelle trappole
degli ideologismi, fa sì che il teatro non sia superfluo
rispetto alle inchieste su questo tema ma
ne integri l’impatto. «Io non ho fatto a tempo a
conoscere il femminismo
militante - con-
fida Marina Massironi
- sono nata a Legnano
nel ‘63 e quando
ero una ragazzina seguivo
le raccomandazioni
dei miei genitori:
non andare in
centro, dove ci sono i
fascisti e i comunisti
che si picchiano».
Ha seguito la manifestazione
delle donne
in difesa della propria
dignità lo scorso 12
febbraio? «La considero
una pietra miliare.
È importante che si
facciano circolare
idee. E l’approccio di Doyle con il
personaggio di Paula mi ha colpito
appunto perché non ha il
passo di un pamphlet ideologico,
ma scava nell’intimo di una
donna che fa un cammino lungo
e doloroso. Rischio di sembrare
pazza ma a volte mi chiedo se
potrei recitare meglio con un bagaglio
di esperienza sentimentali
diverse».
Meno felici? «Forse. I miei
dispiaceri li ho avuti, così
come gli alti e bassi,
le scelte sbagliate.
Ma, al confronto delle
violenze fisiche e
morali subiti da
tante donne, sono
niente».
“ Non
ho fatto a tempo
a conoscere il femminismo
militante... Quando ero
una ragazzina seguivo
le raccomandazioni
dei miei genitori
I never had a chance
to get to know
the militant female
when I was a girl
I listened to my parents
goes down a descending path, as happens to
many, of beatings endured without reason and
experienced with a mixture of fear, masochism,
and the definitive loss of her already shaky
self-confidence. Paula does not rebel. She
reacts like the victims of old when neighbors,
social workers, and even the police ask her
where she got those bruises. She lies and
speaks of accidents in the home.
But in the end, she is ready to react to the
violence, with the ferocity of a mama bear,
when she sees a strange light in the eyes of her
husband settle on her daughter.
And it is precisely this position, that starts from
a visible social effort but does not
fall into the trap of ideology, that
”
keeps the play from being superficial
with respect to investigations on this
theme. It integrates the impact. “I
never had a chance to get to know
the militant female,” confides
Marina Massironi. “I was born in
Legnano in 1963, and when I was a
girl I listened to my parents, ‘Don’t
go to the town center where the
Fascists and Communists are
fighting.’”
Did you go to the protests where
women defended their dignity last
February 12? “I feel that that was a
milestone. It is important for ideas to
circulate. Doyle’s approach with the
character of Paula struck me because
it does not follow the rhythm of an
ideological pamphlet, but digs into
the intimate feelings of a woman
who has walked a long and
painful road. You might think
me crazy, but at times I wonder
if I would be a better actress
if I carried the burden of
different sentimental
experiences.” Less happy ones?
“Perhaps. I have had sorrows,
and ups and downs, bad
decisions, but
compared to the
physical and moral
violence that so
many women
have experienced,
I have not
personally
experienced
anything.”