Gli albori del melodramma - Arteconvivio Italia

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APOLLO.
Qual d'un bel ciglio adorno
(Mancano i vv. 194-06).
Spira lume gentil ch'ai cor mi giunge?
ALTRO PASTORE. « Domenico »
Cacciatrice gentil, che eoi bel ciglio
Splendor raddoppi a questo di sereno,
Spento è il crudo Fiion : mira il terreno
De l'etnpio saìigue ancor caldo e vermiglio.
Dolcissima novella ! E qual si forte
Avventurosa mano
Lasciato ha il mostro rio preda di morte ?
PASTORE DEL CORO. « Domenico t.
Febo, che su ne l'alto
Rota la face onde s'aggiorna il mondo,
Spènselo alfin dopo un mortale assalto.
Deh, eome fu giocondo
Mirar quel Divo^ in un feroce e vago.
Moversi iìwontro al formidabil drago !
Or minaccioso a fronte
Stallagli ardito, or sovra il pie leggiero
De l'immenso animai scliernia la rabbia
Ove d'I l'accese labbia
Fremendo invan spargea fiamma e veleno.
Sovra la belva atroce
Fermo tenea talor lo sguardo intento,
Or rapido, or veloce
Pur come avesse ne le piante il vento.
Né mai felice arderò
Spinse da Inarco strale
Cile di piaga mortale
Non lasciasse trafitto il mostro fero,
Tal che a fuggir si die tutto tremante:
Ma da l'alate piante
Del gran saettator fuggissi invano,
Ch'ei pur lo giunse; o tnemorabil palma !
E privo d'alma lo lasciò su 'l piano.
DAFNE.
O di celeste eroe ben degni vanti !
Felicissimo giorno ! al suono, a' balli
Tornate ornai, pastor, tornate a' carni.
Vie più sicura anch'io per monti e valli
Saettando n'andrò le fere erranti.