Gli albori del melodramma - Arteconvivio Italia

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Spesso d'orrida tromba al suon nemico
Destasi il vecchierel canuto e bianco,
E sospirando per l'albergo antico
I pargoletti suoi si stringe a '1 fianco;
Indi a '1 ciel vòlto: — glorioso
Dice, già mosso il pie languido e
Enrico,
stanco —
Quando sarà che tua virtù rimeni
Dopo tante tempeste i di sereni ?
Quando vedrem su l'onorata fronte
Splender l'antico onor de' gigli d'oro;
Quando, ahi, quando secure a '1 bosco a '1 monte
Trarran le pastorelle i greggi loro ? —
Si fatto de le luci amaro fonte
Sfoga ne '\ duro esilio il gran martoro^
Né per men doglia verginelle e spose
Bagnan de '1 volto le vermiglie rose.
Or s'in questa per voi tranquilla parte;
Donna reale, tua cortesia n'accoglie;,
Qui dove regna Amor, qui dove Marte
Placido il ferro suo da '1 fianco scioglie,
Quasi a tempio divin vedrai recarte,
D'incenso invece e di votive spoglie.
Lode e gloria immortai da noi donzelle
Che forse un di (1) sormonterà le stelle.
E voi, gentili amanti, ah, non abbiate
Di rustica beltà l'amore a sdegno.
Tra bassezza talor, tra povertate
Sembiante è ben ch'anco d'amarsi è degno;
Vesti per gran lavor ricche e pregiate,
Gemma che di valor passi ogni segno,
Grloria d'antico sangue, armi e splendori
Esser già non devrian fiamme de' cuori.
(1) La stampa dol lóW legge ancor.
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