Gli albori del melodramma - Arteconvivio Italia

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Venere. (1)
Udite, donne, udite, e i saggi detti
Di celeste parlar ne '1 cor serbate.
Chi, nemica d'Amor, di crudi aifetti
Armerà il cor ne la fiorita etate,
Sentirà come poscia arda e saetti
Quando più non ara grazia e beltate.
E 'n van ricorrerà, tardi pentita,
Di lisci e d'acque a la fallace aita.
Su '1 fine del suo bel canto si vide uscir dalla parte destra
di quella orribile caverna Plutone^ in vista formidabile e tremenda,
con abiti quali gli sono attribuiti da' poeti, ma però carichi d'oro
e di gioie; il quale venendosene con Amore dinanzi a Venere,
parlò cantando in questa guisa, rispondendosi e replicandosi l'un
r altro come segue:
Plutone. (2)
Bella madre d'Amor, che col bel ciglio
Splender l'Inferno fai sereno e puro,
Qual destin, qual consiglio
Del ciel t'ha scorto in questo abisso oscuro ?
Venere.
de la morta innumerabil gente
Tremendo Re, da '1 luminoso cielo
Traggemi a questo orror materno zelo:
Sappi ch'a mano a mano
L'unico figlio mio di strali e d'arco
Arma (sprezzato arcier) gli omeri in vano.
Plutone.
Chi spogliò di valor l'auree saette
Che tante volte e tante
Giunsero a '1 cor de l'immortal Tornante ?
(1) L'ed. separata: Venere sola.
(2) L'ed. separata; Phitone, Venere. Amore.