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Gli albori del melodramma - Arteconvivio Italia

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— 96 —<br />

Ma, vedete lui stesso<br />

Che verso noi se 'n viene<br />

Tutto carco di pene :<br />

Deh, come fuor <strong>del</strong> luminoso volto<br />

Traspare il duol c'ha dentr'al petto accolto ! 370<br />

[SCENA SESTA.]<br />

APOLLO. CORO.<br />

APOLLO. (1)<br />

Dunque ruvida scorza<br />

Chiuderà sempre la beltà celeste ?<br />

Lumi, voi che vedeste<br />

L'alta beltà^ che a lagrimar vi sforza,<br />

Affisatevi pure in questa fronde : 375<br />

Qui posa, e qui s'asconde<br />

Il mio bene, il mio core, il mio tesoro.<br />

Per cui, ben ch'immortala languisco e moro.<br />

TIRSI NUNZIO. « Brandirlo »<br />

Ma vedete lui stesso; ecc. al v. 366.<br />

(1) Mgl. « Apollo da verso la strada, llarioni. »<br />

V. 378. Mgl. qui interrompe il parlare d'Apollo, così:<br />

Tirsi « Brandiiio. , Ceech. »<br />

Deh come invan s'affligge, Invan si ditole<br />

Odilo, hello, Dafne, e godi almeno<br />

Che le sventure tue lagrimi il Sole !<br />

Un gwirdo, un guardo appena,<br />

Un guardo appena, ahi lasso !<br />

Affisai ne la fronte alma e serena<br />

Che disdegnosa, ohimè ! volgesti il passo.

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