Gli albori del melodramma - Arteconvivio Italia

accorti.
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D'amor degna e d'amante è la bellezza
E la pietà ch'alberga in cor gentile:
Folle, chi per seguir pompe e grandezza,
Sdegna di povertà bellezza umile;
Beltà, che di sé stessa adorna, sprezza
Fregio d'altronde et ha le gemme a vile^
Vera beltà che semplicetta e pura
Ornò di propria man Palma natura.
Quinci per rimirarne intent'e fiso
Scorger già non potrete amanti accorti, (1)
Di mentito color dipinto '1 viso
Né falsi crini a '1 crin nativo intorti:
Qui non false lusinghe o finto riso
Fia che gioia v'annunzi e duol v'apporti:
De le cittadi usar l'arte e l'inganno
Le fanciulle de' boschi ancor non sanno.
Candido '1 viso abbiam, candido il core,
E in bel candido sen candida fede,
Né riso sguardo (2) mai mostrò di fuore
Contrario affetto a quel che ne '1 cor siede,
Appo noi vile è Poro, amor d'amore
E degno premio sol, degna mercede:
Felicissimo amor, contento e pago
D'amor, non d'oro e non d'argento vago.
Empie e false lusinghe e mai non vere
Parolette, e sospir mentiti e pianti,
Insidie, inganni, alme crudeli e fere
Sotto finti d'amor dolci sembianti,
Ingordo affetto e sol desio d'avere
Voglie e pensier volubili incostanti.
Amar chi ti port'odio, odiar chi t'ama.
Ne le città superbe Amor si chiama.
(1) La stampa 1590: per rimirare intento e fiso In noi non già tum vedrete amanti
(2) La stampa 159i»: Né 'l finto sguardo, e così il Trivulz. 1006.