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Progetto e Realizzazione di un Sensore Ibrido Omnidirezionale/pin ...

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La seconda operazione è <strong>un</strong>a trasformazione dell’istogramma dell’immagine<br />

proveniente dal sensore cata<strong>di</strong>ottrico allo scopo <strong>di</strong> renderlo il più simile possibile a<br />

quello dell’immagine proveniente dall’altra telecamera (chiamiamola <strong>di</strong> riferimento).<br />

Chiamiamo immagine iniziale quella da cata<strong>di</strong>ottro originale (figura 4.4) e immagine<br />

trasformata il risultato dell’applicazione dell’algoritmo all’immagine iniziale. Questa<br />

operazione risulta essere necessaria per ridurre le <strong>di</strong>fferenze cromatiche con cui gli<br />

stessi oggetti sono rappresentati nelle due immagini (si vedano le figure 4.3 e 4.4).<br />

Questo è dovuto sia ai <strong>di</strong>fferenti campi visivi delle due telecamere, e quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>fferente<br />

scena rappresentata, sia dal fatto che mentre la telecamera frontale osserva <strong>di</strong>rettamente<br />

la scena che rappresenta, il cata<strong>di</strong>ottro riceve luce in<strong>di</strong>retta per riflessione dello specchio<br />

e filtrata dal cilindro <strong>di</strong> plexiglas della struttura. Descriviamo brevemente i passi<br />

dell’elaborazione eseguita:<br />

− l’istogramma dell’immagine iniziale viene trasformato in<strong>di</strong>pendentemente sulle tre<br />

bande R, G, B, ipotizzando che la correlazione tra i loro andamenti sia bassa. Nel<br />

seguito ci riferiremo alle operazioni da svolgere su <strong>un</strong>a sola delle tre bande (ad<br />

esempio quella del rosso R), ma il tutto è identico anche per le altre due;<br />

− per ogni valore p tra 0 e 255 (ossia tutti i valori <strong>di</strong> intensità che <strong>un</strong> pixel può<br />

assumere) l’istogramma dell’immagine trasformata dovrà avere (come risultato<br />

finale) che il suo integrale da 0 a p sia il più vicino possibile all’integrale sullo stesso<br />

intervallo dell’istogramma dell’immagine <strong>di</strong> riferimento;<br />

− per ottenere questo si dovrà operare questa integrazione da 0 a p (ottenendo valore<br />

T) prima sull’immagine <strong>di</strong> riferimento, e poi andare a cercare nell’istogramma<br />

dell’immagine iniziale per quale valore q si ottiene l’integrale nell’intervallo (0..q)<br />

<strong>di</strong> valore più vicino a T;<br />

− grazie ad <strong>un</strong>a integrazione su intervalli <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione crescente (da 0 a 255), si<br />

ottiene quin<strong>di</strong> <strong>un</strong>a f<strong>un</strong>zione q(p). Ecco che la trasformazione dell’istogramma<br />

consisterà semplicemente nel mo<strong>di</strong>ficare le intensità dei pixel dell’immagine<br />

trasformante sulla base della relazione q(p) ottenuta: da esse si può infatti<br />

sud<strong>di</strong>videre l’istogramma in intervalli delimitati dai valori q(i) con i da 0 a 255,<br />

ossia il primo intervallo (per i = 0) sarà [0...q(0)], l’n-esimo (n=i+1) sarà pari a:<br />

] q(n-2) … q(n-1) ]<br />

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