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Linee Guida COP - Casettagiovanni.it

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tarsi, aumentando lo spessore delle pareti; l’ipertrofia della media aumenta l’efficienza delmeccanismo di pompa venosa e non si sviluppa la stasi. Successivamente, l’ulteriore incrementodella tensione venosa porta al cedimento del manicotto muscolare compensatoriodella media e questo induce un iniziale ristagno del sangue. Prolungando ulteriormente l’ipertensionevenosa, si verificano la frammentazione e la ialinizzazione delle pareti venose,a cui corrispondono sul piano macroscopico lo sviluppo di varicos<strong>it</strong>à. L’atrofia e la fibrosi, cherappresentano l’ultimo stadio della malattia, peggiorano ulteriormente il quadro rendendo ivasi ancora più tortuosi e sacculati 1 .In alcuni casi il varicocele si associa ad infertil<strong>it</strong>à. Perché il varicocele abbia un effetto dannososulla spermatogenesi solo in alcuni uomini non è ancora chiar<strong>it</strong>o e numerosi meccanismifisiopatologici sono stati invocati quali causa del danno testicolare: ipossia, ipertermia,disfunzioni ormonali, autoimmun<strong>it</strong>à, stress ossidativo, apoptosi ed aumento della pressioneidrostatica nel sistema di drenaggio venoso testicolare 2 .Quest’ultimo meccanismo, in particolare, sembra sicuramente coinvolto: nel testicolo il flussoematico è possibile solo in direzione della pressione negativa, perciò, quando la pressioneidrostatica del sistema venoso di drenaggio supera la pressione del microcircolo arteriolareintratesticolare (18-20 mmHg), compaiono il ristagno venoso a livello scrotale e la relativaipossia del parenchima testicolare; il conseguente stato ipossico-ischemico determinaun’alterazione a carico dei tubuli seminiferi, delle cellule del Sertoli, delle cellule germinalied infine delle cellule del Leydig e questo, a sua volta danneggia la qual<strong>it</strong>à seminale, portandoad una lieve, moderata o grave oligoastenoteratozoospermia. L’es<strong>it</strong>o finale del processo,in alcuni casi, è la comparsa di ipotrofia testicolare, mono o bilaterale.Il varicocele può essere individuato attraverso l’esame clinico, anche se l’esame obiettivotende a sottostimare la reale incidenza di tale patologia. Dubin e Amelar hanno propostonel 1978 una classificazione clinica del varicocele, tutt’oggi universalmente accettata:• I° grado: varicocele rilevabile con la palpazione, solo durante la manovra di Valsalva.• II° grado: varicocele rilevabile con la palpazione già in condizioni di base.• III° grado: varicocele visibile all’ispezione.L’esame obiettivo deve essere effettuato sia in clinostatismo che in ortostatismo, in condizionidi riposo e dopo manovra di Valsalva (aumento della pressione endoaddominale). Inmolti casi, soprattutto in pazienti con una storia di pregressa chirurgia scrotale, concom<strong>it</strong>anteidrocele oppure obes<strong>it</strong>à grave, lo studio clinico del varicocele può non essere conclusivo:pertanto è necessario effettuare uno studio ecocolordoppler testicolare, che consentirà distudiare bilateralmente il flusso venoso a livello del plesso pampiniforme, in sede funicolare,sovratesticolare e per<strong>it</strong>esticolare.Dal punto di vista ecografico gli obiettivi dello studio doppler del plesso pampiniforme sono:dimostrare la presenza del reflusso venoso patologico, classificare il varicocele in base alla suaestensione endoscrotale, distinguere le forme monolaterali da quelle bilaterali, valutare lostato delle gonadi e degli epididimi, con particolare attenzione al calcolo del volume testicolare,e dimostrare l’eventuale presenza di recidiva di varicocele dopo intervento chirurgico.L’esplorazione inizia da sinistra (sede più frequente di varicocele), con l’esame della regioneper<strong>it</strong>esticolare a paziente in ortostatismo. Dapprima lo studio viene effettuato in condizionibasali (B-Mode); se già in questa s<strong>it</strong>uazione sono presenti vasi venosi dilatati, l’indagineecocolordoppler (ECD) ci darà informazioni sulla presenza o meno di un reflusso e sequest’ultimo è presente in condizioni basali e/o dopo aumento della pressione endoaddominale(manovra di Valsalva). A tal fine, dopo aver studiato la regione per<strong>it</strong>esticolare in condizionibasali, si inv<strong>it</strong>a il paziente ad eseguire un ponzamento progressivo, non brusco ed un106

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