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Linee Guida COP - Casettagiovanni.it

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RADIOTERAPIAE' noto da alcuni decenni che il tumore uroteliale della vescica è radiosensibile, tanto da giustificaregià nel 1975 la pubblicazione del primo lavoro sull'uso della radioterapia esterna(RTE) in pazienti affetti da tumore muscolo infiltrante della vescica (Goffinet, 1975). Adistanza di diversi anni non è facile trarre conclusioni dalla notevole mole di dati che si sonoprodotti e che sono molto eterogenei tra loro. Nonostante la RTE sia tutt'ora il miglioreapproccio conservativo al tumore vescicale muscolo infiltrante, un'analisi della letteraturadimostra che, complessivamente, le percentuali di cura sono piuttosto deludenti, cioè del30-50% (Goodman 1981; Yu, 1985; Duncan, 1986; Jenkins, 1988; Blandy, 1988; Greven,1990; Davidson, 1990; Jahnson, 1991; Gospodarowicz, 1991; Smaaland, 1991;Mameghan, 1992; Fossa 1993; Pollack, 1994; Moonen, 1998; Borgaonkar, 2002). Quandosomministrata da sola, oltre il 50% dei pazienti che raggiunge una risposta completa sviluppacomunque metastasi a distanza; inoltre, solo il 30% dei pazienti che inizialmente ottieneuna risposta completa sopravvive per oltre 5 anni (Goodman 1981; Yu, 1985; Duncan,1986; Jenkins, 1988; Blandy, 1988; Greven, 1990; Davidson, 1990; Jahnson, 1991;Gospodarowicz, 1991; Smaaland, 1991; Mameghan, 1992; Fossa 1993; Pollack, 1994;Moonen, 1998; Borgaonkar, 2002). I fattori che hanno contribu<strong>it</strong>o a questi risultati sono l'incapac<strong>it</strong>àdi definire con precisione la stadiazione della malattia e la tendenza a trattare piùspesso pazienti a prognosi peggiore (anziani e con patologie associate importanti). Sebbenela cistectomia di salvataggio sia contemplata in alcuni casi, solo un 20% di questi pazientieffettivamente si sottopongono alla stessa.Pertanto, sebbene nessuno studio defin<strong>it</strong>ivo di fase III abbia confrontato direttamente la RTEda sola con la chirurgia radicale, analizzando la mole dei risultati clinici delle due tecniche ègiusto riconoscere alla chirurgia outcome migliori, soprattutto in termini di sopravvivenza globale(Choueiri, 2008). In conclusione, al di fuori di indicazioni palliative, la sola RTE è stataabbandonata, grazie anche ai risultati più favorevoli degli approcci multimodali, in cui la RTEviene combinata alla chirurgia radicale e/o alla chemioterapia.RADIOTERAPIA PREOPERATORIAWh<strong>it</strong>more ha per primo dimostrato che la RTE preoperatoria può causare una sottostadiazionedel tumore vescicale, tale da associarsi ad un guadagno clinico (Wh<strong>it</strong>more, 1980). Lostudio più rappresentativo è indubbiamente quello condotto presso il MD Anderson CancerCenter, Houston. Su 338 pazienti T2-T4, per effetto della RTE, si ottiene un downstagingpatologico nel 65% dei casi, con T0 nel 42% dei casi; la sopravvivenza globale a 5 anni édel 44% (Pollack, 1994). Infine, una meta analisi di 3 trials clinici randomizzati di confrontotra RTE neoadiuvante + cistectomia e sola radioterapia RTE ha dimostrato la superior<strong>it</strong>àdella terapia combinata (livello di evidenza 1) (Shelley, 2001). Questi risultati dimostranoche la combinazione tra cistectomia radicale e RTE può essere efficace, laddove venganoapplicati cr<strong>it</strong>eri molto selettivi nella scelta dei pazienti. Va comunque detto che, allo statoattuale, la maggior parte dei radioterapisti oncologi sembrano aver abbandonato approcci disola radioterapia a favore di varie combinazioni di chemio-radioterapia.RADIOTERAPIA E CHEMIOTERAPIALavori preclinici hanno dimostrato che il singolo agente chemioterapico più comunementeutilizzato (e probabilmente più efficace), cioè il cisplatino, può incrementare l'effetto c<strong>it</strong>otossicodelle radiazioni, anche in cellule ipossiche (Brown, 1985). Poiché il cisplatino si rinvie-226

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