straor<strong>di</strong>naria, perché <strong>di</strong>versamente si spezzerebbe al primo urto. ODivino Maestro, questo è soltanto opera Tua nella mia anima. Tu, oSignore, non hai paura <strong>di</strong> mettere un'anima sull'orlo <strong>di</strong> una spaventosavoragine, dove essa è spaventata e terrorizzata e la richiami nuovamentea Te. Questi sono i Tuoi incomprensibili misteri. Quando durante queisupplizi dell'anima cercavo <strong>di</strong> accusarmi nella santa confessione delle piùpiccole inezie, quel sacerdote si meravigliò che non commettessimancanze più gravi e mi <strong>di</strong>sse queste parole: « Se lei, sorella, in questitormenti è così fedele a Dio, la cosa in sé mi dà la prova che Id<strong>di</strong>o lasostiene con la Sua grazia particolare ed il fatto che lei non comprendaquesto è anche bene ». Strano però che i confessori non abbiano potutoné capirmi, né tranquillizzarmi in quelle cose fino all'incontro con P.Andrasz ed in seguito con Don Sopocko. Alcune parole sulla confessionee sui confessori. Ricorderò soltanto ciò che ho sperimentato e vissutonella mia anima. Ci sono tre cose per cui l'anima non ricava profitto dallaconfessione in quei momenti eccezionali. La prima è che il confessoreconosce poco le vie straor<strong>di</strong>narie e mostra meraviglia se un'anima glisvela i gran<strong>di</strong> misteri che Dio compie nell'anima. Questa sua meravigliagià mette in allarme un'anima delicata: essa nota che il confessore èindeciso nell'esprimere il suo parere e non si rassicura, ma ha ancora piùdubbi dopo la confessione <strong>di</strong> quanti ne avesse prima, poiché essa senteche il confessore la tranquillizza ma lui stesso non è sicuro. Oppure, cosache mi è capitata, il confessore, non riuscendo a penetrare alcuni misteri<strong>di</strong> un'anima, le rifiuta la confessione, mostra un certo timoreall'avvicinarsi <strong>di</strong> quell'anima alla grata. Come può un'anima in tale statoattingere tranquillità nel confessionale, dato che essa è così sensibile adogni parola del sacerdote? A mio parere in tali momenti <strong>di</strong> speciali visite<strong>di</strong> Dio ad un'anima, se il sacerdote non la comprende dovrebbe in<strong>di</strong>carleun confessore esperto ed illuminato, od attingere egli stesso lumi, inmodo che possa dare all'anima ciò <strong>di</strong> cui ha bisogno, e non ad<strong>di</strong>ritturarifiutarle la confessione, poiché in questo modo l'espone ad un grandepericolo e più <strong>di</strong> un'anima può abbandonare la strada sulla quale ilSignore voleva averla in modo particolare. Questa è una cosa <strong>di</strong> grandeimportanza, poiché io stessa ne ho fatto l'esperienza, cioè che giàcominciavo a barcollare, nonostante questi straor<strong>di</strong>nari doni <strong>di</strong> Dio. Esebbene Dio stesso mi tranquillizzasse, tuttavia desideravo sempre avereil sigillo della Chiesa. La seconda cosa è il fatto che il confessore nonpermetta <strong>di</strong> svelare tutto sinceramente, che <strong>di</strong>mostri impazienza.L'anima allora ammutolisce e non <strong>di</strong>ce tutto e per ciò stesso non ricavaprofitto, e tanto meno ricava profitto, quando capita che il confessorecominci a sottoporre a prove l'anima; e, siccome non la conosce, invece <strong>di</strong>giovarle, le arreca danno. E questo perché essa sa che il confessore non laconosce, dato che non le ha permesso <strong>di</strong> svelargli completamente, sia perquanto concerne le grazie, sia per quanto concerne la sua miseria. E per35questo motivo la prova non è appropriata. Ho avuto alcune prove, che mihanno fatto ridere. Esprimerò meglio lo stesso concetto con questeparole: il confessore è il me<strong>di</strong>co dell'anima; pertanto come può unme<strong>di</strong>co che non conosce la malattia prescrivere una me<strong>di</strong>cinaappropriata? Nemmeno a pensarci; poiché o non avrà alcun risultatopositivo, oppure la darà troppo forte ed aggraverà la malattia e talvolta -Dio ce ne scampi - può procurare la morte, appunto perché troppo forte.Parlo per esperienza, dato che in certi casi mi ha trattenuto ad<strong>di</strong>rittura ilSignore stesso. La terza cosa è questa: capita che il confessore talvoltafaccia poco conto delle piccole cose. Non c'è nulla <strong>di</strong> piccolo nella vitaspirituale. Talvolta una cosa piccola in apparenza fa scoprire una cosa <strong>di</strong>grande importanza, e per il confessore è un fascio <strong>di</strong> luce per laconoscenza <strong>di</strong> un'anima. Molte sfumature spirituali si nascondono nellepiccole cose. Non sorgerà mai un fabbricato magnifico, se gettiamo via imattoni piccoli. Id<strong>di</strong>o da qualche anima esige una grande purezza; perquesto le invia una più profonda conoscenza della propria miseria.Illuminata dalla luce che viene dall'alto conosce meglio ciò che piace aDio, e ciò che non piace. Il peccato è secondo la conoscenza e la lucedell'anima; lo stesso anche le imperfezioni, benché essa sappia che ciòche riguarda strettamente il sacramento è il peccato... ma queste piccolecose hanno una grande importanza per chi tende alla santità e non puòun confessore tener poco conto <strong>di</strong> questo. La pazienza e la mitezza delconfessore aprono la via ai più profon<strong>di</strong> segreti <strong>di</strong> un'anima: l'animaquasi senza accorgersene svela la sua abissale profon<strong>di</strong>tà. E si sente piùforte e più resistente. Ora lotta più valorosamente; si dà maggiormenteda fare, poiché sa che deve renderne conto. Ricorderò ancora una cosaper quanto riguarda il confessore. Egli deve talvolta sperimentare, devemettere alla prova, deve esercitare, deve conoscere se ha a che fare condella paglia, o con del ferro, o con dell' oro puro. Ognuna <strong>di</strong> queste treanime ha bisogno <strong>di</strong> esercitarsi in modo particolare. Il confessore devenecessariamente formarsi un'opinione chiara su ognuna, in modo chesappia quello che può sopportare in determinati momenti, circostanze ecasi. Per quanto mi riguarda, in seguito, dopo molta esperienza, quandomi resi conto <strong>di</strong> non essere compresa, non svelai più la mia anima e nonmi guastai la tranquillità. Questo però avvenne solo quando tutte questegrazie furono sotto il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un saggio, istruito ed esperto confessore.Ora so come comportarmi in certi casi. E desidero nuovamente <strong>di</strong>realcune parole all'anima che vuole tendere decisamente alla santità eriportare frutto cioè vantaggio della confessione. La prima, totalesincerità e apertura. Il più santo ed il più saggio dei confessori non puòinfondere a viva forza in un'anima ciò che desidera, se l'anima non èsincera ed aperta. Un'anima insincera, chiusa, si espone a gran<strong>di</strong> pericolinella vita spirituale e lo stesso Gesù non si dona ad una tale anima inmodo superiore, perché sa che essa non ricaverebbe vantaggi da queste36
grazie speciali. La seconda parola, l'umiltà. Un'anima non ricava adeguativantaggi dal sacramento della confessione, se non è umile. La superbiatiene l'anima nelle tenebre. Essa non sa e non vuole penetrareesattamente nel profondo della sua miseria: si maschera e fugge da tuttociò che dovrebbe guarirla. La terza parola è l'obbe<strong>di</strong>enza. Un'anima<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>ente non riporterà alcuna vittoria, anche se fosse Gesù stesso aconfessarla <strong>di</strong>rettamente. Il confessore più esperto non può essere <strong>di</strong>alcun aiuto ad una tale anima. Un'anima <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>ente si espone agran<strong>di</strong> sventure e non progre<strong>di</strong>rà affatto nella perfezione e non se lacaverà nella vita spirituale. Id<strong>di</strong>o ricolma <strong>di</strong> grazia nel modo piùabbondante le anime, ma le anime obbe<strong>di</strong>enti. Oh! quanto sono gra<strong>di</strong>tigl'inni che sgorgano da un'anima che soffre! Tutto il cielo rimaneestasiato <strong>di</strong> fronte ad una tale anima, specialmente quando è provata daDio. Essa in<strong>di</strong>rizza verso <strong>di</strong> Lui i suoi nostalgici lamenti. La sua bellezza ègrande, perché proviene da Dio. Va attraverso il deserto della vita feritad'amore <strong>di</strong>vino. Essa tocca la terra con un piede solo. Un'anima che èuscita da quei tormenti è profondamente umile. La limpidezza della suaanima è grande. Essa, senza bisogno <strong>di</strong> rifletterci in certo modo, conoscemeglio che cosa in un dato momento occorra fare e che cosa tralasciare.Avverte il più piccolo tocco della grazia ed è molto fedele a Dio. Essariconosce Id<strong>di</strong>o da lontano e gode <strong>di</strong> Dio ininterrottamente. Essa inpochissimo tempo scopre Id<strong>di</strong>o nelle anime degli altri, in genere inquanti le stanno attorno. L'anima viene purificata da Dio stesso. Diocome puro Spirito introduce l'anima in una vita puramente spirituale.Id<strong>di</strong>o stesso aveva preparato quest'anima in precedenza e l'avevapurificata, cioè l'aveva resa idonea ad uno stretto rapporto <strong>di</strong> intimità conSé. Secondo un modo spirituale essa ha rapporti <strong>di</strong> intimità col Signorein un riposo amoroso. Si rivolge a Lui senza l'uso dei sensi. Id<strong>di</strong>o riempiel'anima con la Sua luce. La sua mente illuminata vede chiaramente e<strong>di</strong>stingue i gra<strong>di</strong> in questa vita spirituale. Vede quando si univa a Dio inmodo imperfetto, quando vi prendevano parte i sensi e lo spirito eraunito ai sensi, sebbene già in maniera superiore e speciale, peròimperfetta. Vi è un'unione col Signore superiore e più perfetta: è quellaintellettuale. Qui l'anima è più riparata dalle illusioni; la sua spiritualità èpiù profonda e più pura. In una vita, in cui ci sono i sensi, li si è piùesposti alle illusioni. L'accortezza sia dell'anima stessa che dei confessoridovrebbe essere maggiore. Vi sono momenti nei quali Id<strong>di</strong>o introducel'anima in uno stato puramente spirituale. I sensi si spengono e sonocome morti. L'anima è unita a Dio nella maniera più stretta: è immersanella Divinità. La sua conoscenza è totale e perfetta; non dettagliata,come prima, ma generale e completa. Gioisce per questo. Ma ora voglioparlare ancora dei momenti della prova. In quei momenti è necessarioche i confessori abbiano pazienza con tale anima provata. Ma la piùgrande pazienza deve averla l'anima con se stessa. O mio Gesù, Tu sai37quello che prova la mia anima al ricordo <strong>di</strong> quelle sofferenze. Talvolta mison meravigliata che gli angeli ed i santi restino silenziosi mentreun'anima sopporta simili sofferenze. Tuttavia essi ci amano in modoparticolare in quei momenti. L'anima mia certe volte ha gridato versoDio, come un bambino quando la madre nasconde il suo volto ed egli nonpuò riconoscerla e grida con quante forze ha. O Gesù mio, per questeprove d'amore sia onore e gloria a Te. Grande ed insondabile è la TuaMisericor<strong>di</strong>a! O Signore, tutto quello che hai progettato nei riguar<strong>di</strong> dellamia anima, è pervaso della Tua Misericor<strong>di</strong>a. Ricordo questa cosa: coloroche vivono insieme non dovrebbero aggiungere sofferenze esterne,poiché in verità quando un'anima ha il calice pieno fino all'orlo, talvoltaproprio la goccia che gettiamo noi nel suo calice sarà esattamente quel <strong>di</strong>più, che farà traboccare il calice dell'amarezza. E chi risponde perquell'anima? Guar<strong>di</strong>amoci bene dall'aggiungere sofferenze agli altri,poiché questo non piace al Signore. Se le suore oppure i superiorisapessero o supponessero che una certa anima sta attraversando taliprove e, ciò nonostante, da parte loro le aggiungessero altre sofferenze,peccherebbero mortalmente e Dio stesso riven<strong>di</strong>cherebbe quell'anima.Non parlo qui <strong>di</strong> casi che per loro natura costituiscono peccato, ma parlo<strong>di</strong> una cosa che in un altro momento non sarebbe peccato. Stiamo attentia non avere quelle anime sulla coscienza. E un grave <strong>di</strong>fetto della vitareligiosa e della vita in genere, che quando si vede un'anima che è nellasofferenza, si tende sempre ad aggiungerne ancora <strong>di</strong> più. Non parlo <strong>di</strong>tutti, ma ci sono persone che si comportano così. Ci permettiamo <strong>di</strong>esprimere giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> ogni genere e parliamo là dove non avremmo maidovuto <strong>di</strong>re quello che abbiamo detto. La lingua è un organo piccolo, maprovoca cose grosse. La religiosa che non rispetta il silenzio, nongiungerà mai alla santità, cioè non <strong>di</strong>venterà santa. Non s'illuda. Se percaso accade che per suo mezzo parla lo Spirito <strong>di</strong> Dio, allora non è lecitotacere. Ma per poter ascoltare la voce <strong>di</strong> Dio bisogna avere la quietenell'anima ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenziointeriore, cioè il raccoglimento in Dio. Si possono <strong>di</strong>re molte cose e noninterrompere il silenzio, ed al contrario si può parlar poco ed infrangerecontinuamente il silenzio. Oh! che danni irreparabili provocal'inosservanza del silenzio! Si fanno molti torti al prossimo, masoprattutto alla propria anima. Secondo il mio pensiero e la miaesperienza, la regola del silenzio dovrebbe essere al primo posto. Id<strong>di</strong>onon si dona ad un anima ciarliera che come un fuco nell'alveare ronzamolto, ma non produce miele. Un'anima che chiacchiera molto è vuotanel suo interno. Non ha né virtù fondamentali, né intimità con Dio. Non èil caso <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> una vita più profonda, della soave pace e tranquillitànella quale abita Id<strong>di</strong>o. Un'anima che non ha gustato la dolcezza dellaquiete interiore, è uno spirito inquieto, e turba la tranquillità degli altri.Ho visto molte anime negli abissi infernali per non aver osservato il38
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quelle parole sono Mie; ho preso in
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«Scrivi: sono tre volte santo ed h
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