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Dobbiamo riferirci alla più tipica e neutrale rappresentazione<br />
erotica, quella del cuore che vive quando more, e anzi more più spesso e<br />
forte/ che non faria di morte naturale («Madonna, dir vo voglio», vv. 7 e<br />
11-2), o che de lo meo petto è fore («S’io doglio», v. 20); mentre del tutto<br />
standardizzate compaiono le confessioni incredibili del poeta–<br />
personaggio:<br />
148<br />
Quando sospiro e piango, posar crio<br />
«Madonna, dir vo voglio» (v. 64)<br />
Per quant’aggio di gioia,<br />
Tant’aggio mala noia<br />
«Dal core mi vene» (vv. 158-9)<br />
La paradossalità è la legge stessa dell’amore cortese, fondato<br />
sulla sproporzione tra amante e amata, che si riflette nell’espressione<br />
maschile della propria dedizione:<br />
da donna troppo fera aspetto pace<br />
«Guiderdone» (v. 28);<br />
Anzi vorrea per ella pena avere<br />
«Poi no mi val» (v. 13);<br />
c’anti vorria morir di spata<br />
ch’i’ voi vedesse currucciosa<br />
«La ’namoranza disiusa» (vv. 45-6);<br />
e nella descrizione delle vie d’accesso al sentimento e del suo alterno e<br />
tormentato perdurare:<br />
Or come pote sì gran donna entrare<br />
Per gli occhi miei, che sì piccioli sone?<br />
«Uno disio d’amore» (vv. 1-2);<br />
chi bene ama una cosa che tene<br />
vive ’nde in pene<br />
ibidem (vv. 28-9);