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spessore dagli Stilnovisti. La dottrina appartiene naturalmente a Giacomo<br />
da Lentini esposta prima nel suo sonetto «Solicitando un poco meo<br />
savere» (vv. 9-10): Ben trova l’om una amorositate/ la quale par che nasca di<br />
piacere (...), e successivamente in «Amor è un[o] desio» (vv. 1-4):<br />
Amor è un[o] desio che ven da core<br />
per abondanza di gran piacimento;<br />
e li occhi in prima genera[n] l’amore<br />
e lo core li dà nutricamento.<br />
ma si complica e modifica, ancora all’interno dei Siciliani, in un adespoto,<br />
«Con gran disio pensando lungamente» (vv. 12-19):<br />
E par che da verace piacimento<br />
Lo fino amor discenda<br />
Guardando quel ch’al cor torni piacente;<br />
ché poi ch’om guarda cosa di talento,<br />
al cor pensieri abonda,<br />
e cresce con disio immantenente;<br />
e poi dirittamente<br />
fiorisce e mena frutto<br />
La studiosa Spampinato Beretta fa risalire questa seconda interpretazione<br />
ad una composizione di Aimeric de Peguilhan (attivo nel<br />
1190–1221), «Ancmais de ioy ni de chan» (vv. 42-4) (sapchan qu’Amors<br />
es fina bevolensa/ que nays del cor e dels huelhs, sens duptar,/ que l’uelh la<br />
fan florir e.l cor granar) (Spampinato Beretta 1999:115), con un riscontro<br />
che attesta non soltanto una generica conformità di dottrine, ma una<br />
diretta relazione con il modello trobadorico, relazione che caratterizza<br />
particolarmente la produzione dei “Siculo-toscani”, segnata da un gusto<br />
assai più letterariamente allusivo e “topico”, riferibile a letture ed<br />
esperienze provenzali particolari (ivi:116).<br />
Aimeric godette di larga risonanza in Italia, forse in seguito al<br />
suo lungo soggiorno presso i signori di Monferrato, gli Este, i Malaspina<br />
(Bologna 1987:127-30) ed infine presso la corte di Federico II, per<br />
il quale scriverà la celebre Metgia (1220), com’è dimostrato dalle numerose<br />
citazioni ed imitazioni, sia tra i “Federiciani” che oltre. Le citazio-<br />
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