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CAPITOLO V<br />
IL PROBLEMA DELLA TRASMISSIONE DEI TESTI<br />
In base a quanto detto poc’anzi, la fioritura della lirica <strong>siciliana</strong> sarebbe<br />
durata non molto più di vent’anni, questo sulla scorta di indizi cronologici<br />
interni o della cronologia altrimenti documentata degli autori agli<br />
inizi degli anni Trenta (Di Girolamo 1994:298). Ultimamente tuttavia<br />
è parso di capire che alcuni sonetti anonimi del codice Chigiano<br />
(notoriamente il più significativo testimone del canone stilnovistico)<br />
dovrebbero farci riflettere sulla persistenza di una linea sicilianeggiante<br />
e cortese nei decenni che vanno dal 1265 al 1285-90 (cfr. Gualdo<br />
1999:121-153). Uno spostamento cronologico di tutto rilievo anche se,<br />
ribadisce a ragione Rosario Coluccia, sempre le ragioni della cronologia<br />
ci dicono per esempio che re Enzo muore solo nel 1272 e che Guido<br />
delle Colonne era probabilmente ancora vivo nel 1280 (cfr. Coluccia<br />
1999:39-59). In questo torno di tempo, tenendo da parte il guittonismo<br />
che «spacca in due pressoché dovunque la storia della poesia siculotoscana»<br />
(Folena:22) e il deciso colpo di timone del Cavalcanti (ma non<br />
di tutta la sua produzione) e di Dante, assistiamo al recupero lentiniano<br />
di Guinizzelli, non distante dal ”trapianto” siciliano di Bonagiunta 33<br />
(che, non si dimentichi, muore nel 1290 e che - come Guittone - vede<br />
nascere e compiersi non solo la parabola del Guinizzelli ma anche<br />
buona parte dell’esperienza cavalcantiana) 34 , alle rime cortesi di Rustico<br />
e all’esordio siculo-provenzale e siculo-toscano di Lapo (Favati<br />
1975:245-6).<br />
Se insomma ben nitidi appaiono i contorni della poesia guittoniana<br />
come di quella stilnovistica, tra queste due tendenze nettamente<br />
ed ideologicamente contrapposte la zona d’ombra è molto estesa e la<br />
33 Oltre a Contini anche altri studiosi quali D’Arco Silvio Avalle hanno sostenuto che la<br />
novità di Guinizzelli è piuttosto ”linguistica e fantastica” che ”dottrinale” e si riallaccia<br />
al metodo appunto lentiniano della comunicazione attraverso segnali (valga per tutti il<br />
”singa” in Meravigliosamente). Per Bonagiunta sono fitti i richiami intertestuali con la<br />
poesia del Notaro, a volte dilatati con insistenza riflessiva (cfr. Contini 1960:447-483 e<br />
Per Guido Guinizzelli:1980)<br />
34 Secondo Gorni il Guinizzelli è «per la gran parte della sua opera, un arcaizzante<br />
siciliano intriso di bonagiuntismo» (Gorni 1980:38).<br />
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