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INTRODUZIONE<br />
Il presente lavoro intende fare il punto su una messe di studi ad ampio<br />
raggio, riguardanti la Scuola poetica <strong>siciliana</strong>, i quali negli ultimi anni<br />
hanno portato ad agitare le acque chete della ricerca sul singolare movimento<br />
poetico. Inoltre intende offrire un contributo<br />
all’interpretazione e alla comprensione di una lirica la cui filiazione è<br />
chiaramente provenzale ma che dalle sue origini essa si affranca abiurandone<br />
l’ideologia, l’etica (Chrétien de Troyes, Andrea Cappellano) a<br />
favore di una psicologia dell’amore basata sulla conoscenza e sulla verità.<br />
La nostra ricerca ha prima di tutto un carattere filologico ma prova<br />
ad avventurarsi anche nell’esperienza della creazione poetica,<br />
nell’indagine sull’”amore impossibile” e narcisista che porta fatalmente<br />
il poeta a raccontare se stesso. Si tratta della cerebralità<br />
dell’esperienza amorosa espressa ad esempio in Uno disïo d’amore sovente<br />
di Giacomo da Lentini.<br />
Ci sembra, a volte, di cogliere – nell’amore non corrisposto,<br />
nell’assenza e nella frustrazione: tutte componenti della lirica medievale<br />
– il mito di Narciso che per l’uomo medievale sicuramente non<br />
narrava l’amore di sé quanto della propria immagine riflessa. Il poetaamante<br />
diventerebbe in ragione di ciò l’amante di un’immagine, di<br />
un’ombra. L’amore diventerebbe esperienza ”fisica” di riflessione. Un<br />
pensiero attribuito alla donna in una poesia, secondo questo ragionamento,<br />
è inevitabilmente stato l’uomo ad averlo formulato per il piacere<br />
del pubblico maschile. Prendiamo gli occhi e il cuore attraverso i<br />
quali il Cappellano prima e gli stessi poeti siciliani poi spiegano la fenomenologia<br />
amorosa; gli occhi sono, fisicamente, lo specchio la cui<br />
funzione basilare è di catturare le immagini ma specchio lo è anche il<br />
cuore in cui ha sede la facoltà immaginativa: quest’ultimo alloga il fantasma<br />
dell’immagine sensibile come un dipinto. Tuttavia, a differenza<br />
di Chrétien, nei siciliani la ”speculazione” è anche la fantasia, la mente:<br />
è essa infatti ad immagina il fantasma in assenza dell’oggetto.<br />
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