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CONCLUSIONI<br />
Interpretare un testo letterario significa imbarcarsi in un’operazione<br />
estremamente complessa e delicata. Come giustamente afferma Enrico<br />
Malato, quantunque non si finisca mai di scoprire cose nuove bisogna<br />
essere rispettosi del testo, umilmente disposti «a interrogarlo per trarne<br />
quanto esso ha da dire, senza pretendere di ricavarne ciò che l’estro<br />
del momento [ci] suggerisce ed è magari lontanissimo dalle intenzioni<br />
dell’autore» (Malato 1997:10).<br />
Il presente lavoro, pur rispettando la volontà di parole così autorevoli,<br />
ha arrischiato la mossa audace di studiare la poesia della<br />
Scuola <strong>siciliana</strong> proprio ”decrittando” il messaggio di cui sarebbero<br />
portatrici le liriche federiciane. Siamo consapevoli infatti di come il significato<br />
preceda l’operazione di scrittura della poesia, si annidi fra i<br />
versi e aspetti solo di essere portato alla luce; d’altronde la storia della<br />
poesia non è altro che la storia di una costruzione di immagini attraverso<br />
cui il messaggio reale, vero, viene custodito ma messo però in<br />
condizione tale da essere svelato.<br />
Come giudizio generale possiamo stabilire che l’approccio dei<br />
poeti siciliani alla tradizione letteraria e alla lirica provenzale è alquanto<br />
”bifronte”.<br />
Da una parte essi si attestano sul rinnovamento delle stereotipie<br />
dell’ideologia amorosa della poesia trobadorica, insofferenti per gli<br />
aspetti - sentiti obsoleti e rigidi - delle norme etiche dell’imperatore (da<br />
questo punto di vista la corte di Federico II, piuttosto laica, ha avvistato<br />
il rapporto fra uomo e donna come un riflesso della sorpassata fedeltà<br />
vassallesca feudale). Dall’altro lato tuttavia i Siciliani vogliono<br />
elaborare comunque le loro lingue e voci poetiche, la loro opinione<br />
sull’amore e la loro visione del mondo. In altre parole, nell’intero campo<br />
dell’attività della Scuola <strong>siciliana</strong> - parimenti nella sfera tematica,<br />
nella teoria poetica, nell’ideologia, nella lingua, nel lessico e nella metrica<br />
- e in ogni sua fase è dimostrabile questa ambivalenza alla pressione<br />
della tradizione e all’esperimento di spostamento della tradizione.<br />
Questo elemento è presente anche sul piano dichiarativo - forse<br />
piuttosto ”teoretico” che in maniera evidente nell’esercizio poetico - in<br />
«Amore non vole» di Giacomo da Lentini. Il poeta, nonostante conti-<br />
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