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dall’ eco infinita. In altri termini le parole non possono definire i sentimenti,<br />
in quanto incommensurabili ad essi. Rispetto al ”sentimento”,<br />
l’ammissione di un valore ridotto della parola non fa che attribuire alla cosa<br />
espressa un maggiore valore semantico. Il Notaro, in più di un verso di<br />
«Madonna dir vo voglio», professa l’insufficienza o l’ambiguità della parola<br />
poetica: e non saccio ch’eo dica:/ lo meo lavoro spica – e non ingrana./ Madonna,<br />
sì m’avene/ ch’eo non posso avenire/ com’eo dicesse bene (vv. 31-5). Il detto presume<br />
dunque il non detto, l’enunciato il taciuto, e tutto ciò può generare<br />
equivoci. Non è un caso che il linguaggio abbia una forza limitata rispetto<br />
alla vista, e che la parola diventi oggetto della seconda: Vorria servire a piacimento/<br />
là ’v’è tutto piacere,/ e convertire – lo meo parlamento/ a ciò ch’eo sento:/<br />
per intendanza de le mie parole/ veggiate come lo meo cor si dole («Amando lungiamente»,<br />
vv. 9-14). Come risultato il poeta affida il suo messaggio ad<br />
immagini concrete quali i sospiri e il pianto 1 .<br />
IV. La Scuola poetica <strong>siciliana</strong> nel suo contesto culturale (scienza, cultura<br />
e letteratura in lingua latina)<br />
Abbiamo ritenuto opportuno, al fine di integrare le ricerche filologicoletterarie,<br />
dare spazio ad un’ampia ricostruzione storica e sociale<br />
dell’ambiente culturale in cui i rimatori federiciani vissero: in una corte come<br />
quella dell’imperatore Hohenstaufen, d’altronde, l’attività letteraria non<br />
poteva certo prescindere da quella scientifica e politica.<br />
Si è parlato tanto della vita quotidiana alla corte di Federico II, in<br />
particolare di quella della donna, tanto diafana ed impalpabile nei versi dei<br />
rimatori quanto ”terrestre” e passionale nel fondamentale Liber phisionomiae<br />
di Michele Scoto, astrologo e medico di Federico, il cui contributo al rinnovamento<br />
della medicina da pratica stregonesca a scienza è pari a quello della<br />
famosa Scuola medica di Salerno, di cui faceva parte la mitica – o mitizzata<br />
– ginecologa Trotula. Tuttavia tale rinnovamento, frutto di un crossover<br />
verificatosi in questo particolare luogo d’incontro delle culture bizantina,<br />
araba e latina, una volta diffusosi nel resto dell’occidente potè diventare patrimonio<br />
di medici ebrei e musulmani, nonostante le sue applicazioni pratiche<br />
restassero limitate alla cerchia di pochi privilegiati, anche per timore del<br />
pregiudizio diretto contro il nuovo e l’anticonformismo. Ricordiamo a tal<br />
1 Si leggano i vv. 1-5 e 11-24 di «Madonna mia, a voi mando».<br />
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