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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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chi pubblichi. L’organizzazione comunale fu ridotta all’osso, limitata all’assemblea<br />

dei capifamiglia e ai consoli. Da una parte, i costi di una struttura istituzionale<br />

più complessa sarebbero stati troppo elevati per comunità ora molto più<br />

ristrette. Dall’altra, non si vedeva la necessità di mantenere una tale struttura,<br />

dal momento che molte delle condizioni che avevano determinato lo sviluppo<br />

di istituzioni più articolate, come la necessità di disciplinare l’accesso ai beni<br />

comunali e regolare la spartizione delle risorse economiche, erano venute meno<br />

con l’allentarsi della pressione demografica. Nel complesso, le forme di<br />

inquadramento comunitario divennero più fluide, più labili, meno stringenti,<br />

e la vita delle persone meno condizionata dalla sorveglianza e dalle pressioni<br />

esercitate dai propri vicini.<br />

Il calo della tensione demografica rese molte comunità anche meno sospettose<br />

nei confronti dei forestieri. Nella seconda metà del Duecento e all’inizio<br />

del Trecento il sovraffollamento di molte aree rurali aveva spinto i Comuni a<br />

regolamentare in modo molto severo l’integrazione degli estranei, a porre cioè<br />

limiti precisi alla possibilità per questi ultimi di venire a vivere sul territorio<br />

comunale, di acquistarvi beni immobili, di allacciare relazioni economiche<br />

con i membri della comunità, di pascolare le proprie bestie e di sfruttare i beni<br />

collettivi. Norme che andavano in questa direzione si trovano negli Statuti<br />

di numerosi Comuni rurali dell’Italia centro-settentrionale. In molti casi,<br />

tuttavia, tali capitoli statutari furono eliminati o modificati a partire dai decenni<br />

centrali del Trecento 142 . Essere gelosi delle proprie terre, dei propri boschi<br />

e dei propri prati non aveva un gran senso nel nuovo contesto nel quale,<br />

semmai, i problemi cominciavano a essere posti dalla mancanza di uomini<br />

più che dalla loro abbondanza. In alcune zone più soggette allo spopolamento<br />

si tentò anzi di attrarre i forestieri con esenzioni fiscali e condizioni di favore,<br />

nella speranza di riempire i vuoti lasciati dalle epidemie, ma anche dalle<br />

devastazioni delle guerre che quasi ovunque aggravarono le conseguenze dello<br />

shock demografico 143 . In genere gli immigrati furono rapidamente ammessi,<br />

oltre che allo sfruttamento dei beni comunali, alla partecipazione alle attività<br />

comunitarie. Fu probabilmente in questo contesto che anche i da Fino ottennero<br />

dai «vicini» di Onore larghe concessioni per quanto riguarda l’accesso<br />

al patrimonio e alla vita politica del Comune.<br />

La seconda metà del Trecento e i primi decenni del Quattrocento non furono<br />

però caratterizzati soltanto dalle epidemie di peste a dal tracollo demografico.<br />

A peggiorare la situazione, praticamente in tutta l’Italia centro-settentrionale<br />

questi furono anni di gravi disordini, di instabilità, di feroci guerre<br />

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