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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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Fino, il Comune di Onore rinunciasse a una rigida applicazione dei dazi; che i<br />

da Fino, cioè, godessero, nella località che aveva dato loro il nome, di un’esenzione<br />

di fatto da buona parte delle imposte indirette. Siamo sempre nell’ambito<br />

di quegli arrangiamenti, anche informali, che consentivano una convivenza<br />

relativamente pacifica tra i cittadini «extra civitatem» e le comunità rurali.<br />

Una conferma in questo senso sembra venire dalla rubrica 142 dello Statuto<br />

di Onore. Essa divideva il territorio comunale in tre parti, ognuna delle quali<br />

doveva fare riferimento a uno dei conduttori del dazio sul vino venduto al minuto<br />

- di Rascarolo, di Onore e di Songavazzo - che, come si è detto, erano anche<br />

concessionari delle licenze per le tre taverne pubbliche comunali 56 . Il taverniere<br />

di Rascarolo aveva competenza su un’area che andava dai confini<br />

con la contrada di Rovetta, cioè con il Comune di Clusone, in località detta appunto<br />

Rascarolo, verso est, in direzione di Onore, fino a un «Molerum» - un<br />

mulino, o comunque una macina - sul torrente Gera. La località di Rascarolo<br />

dovrebbe corrispondere più o meno all’attuale via Andrea Fantoni, oggi in<br />

territorio di Rovetta. A rigor di logica, quindi, il conduttore di Rascarolo avrebbe<br />

dovuto riscuotere i dazi anche nella contrada di Fino, che era compresa<br />

entro i confini della sua area di pertinenza. Bisogna notare però che, a differenza<br />

di Onore e Songavazzo, Fino non è citato apertamente nella rubrica statutaria.<br />

Dalla sola lettura di questo testo si potrebbe quasi pensare che non<br />

esistessero centri abitati tra Rascarolo e la contrada di Onore. In realtà c’era tutta<br />

la contrada di Fino. È plausibile che l’ambiguità non fosse casuale. Grazie<br />

a questa omissione il conduttore di Rascarolo era forse invitato a chiudere un<br />

occhio sul vino venduto al minuto nella località di Fino.<br />

Vari indizi fanno pensare che la parentela, sfruttando la probabile esenzione<br />

di fatto dal dazio sul vino, e l’ampia tolleranza che il Comune di Onore le<br />

accordava per gli altri dazi, conducesse da molto tempo una o più taverne nella<br />

contrada di Fino. Uno dei testimoni che abbiamo già incontrato, Tondo del<br />

fu Graziolo Pedrocchi di Rovetta, sostenne che «da circa dieci anni ha visto che<br />

nel predetto luogo di Fino è consuetudine tenere taverne da parte dei predetti<br />

della parentela da Fino, però senza alcuna insegna pubblica dei tavernieri pubblici»<br />

57 . Tondo sembrerebbe un testimone attendibile, perché era un frequentatore<br />

assiduo delle osterie del circondario. Poco prima aveva detto di essere<br />

stato più volte alla taverna che da circa un anno i da Fino gestivano, con insegne<br />

pubbliche, nel Comune di Onore, e anche di avere più volte mangiato e bevuto<br />

nella nuova taverna che, ora con insegne pubbliche, sempre da un anno<br />

essi tenevano a Fino.<br />

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