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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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gere una preziosa opera di collegamento e di mediazione tra la città e i valleriani.<br />

I da Fino disponevano probabilmente di estese clientele tra i contadini<br />

della valle, e di ampie reti di relazioni all’interno delle élites rurali. Le terre della<br />

famiglia venivano concesse in locazione a coltivatori, che instauravano con<br />

essa rapporti di dipendenza, non solo economica. Il ruolo di conduttori delle<br />

decime consentiva ai da Fino una conoscenza approfondita delle comunità<br />

locali e li faceva percepire come rappresentanti di un potere superiore, quello<br />

del vescovo e, in senso lato, quello della città. Ad essi i valleriani si rivolgevano<br />

quando avevano bisogno di un soccorso finanziario: ancora nel Quattrocento<br />

è attestata un’intensa attività di prestito da parte della parentela a famiglie<br />

contadine ma anche a Comuni rurali in difficoltà. I da Fino inoltre,<br />

grazie ai loro contatti con la città, erano il naturale punto di riferimento di<br />

persone di ogni condizione sociale che avevano problemi legali, che avevano<br />

bisogno di una guida per muoversi nel complicato mondo delle istituzioni cittadine,<br />

che desideravano conquistarsi i favori di qualche potente.<br />

Questa funzione di collegamento tra la valle e la città era preziosa tanto per<br />

le comunità valligiane quanto per le autorità cittadine. Ciò divenne tanto più<br />

vero nel corso del Trecento, quando la città di Bergamo fu sconvolta da forti<br />

contrasti tra guelfi e ghibellini, che ben presto dilagarono nel territorio e finirono<br />

per dare una forma e un contenuto all’insoddisfazione degli abitanti del<br />

contado, e in particolare all’irrequietezza dei valleriani 20 . La mancanza di documentazione<br />

ci impedisce di ricostruire con precisione il ruolo ricoperto dai<br />

da Fino nell’ambito di questi conflitti politici, in certi momenti davvero violenti.<br />

Il Diario di Castello Castelli narra tuttavia che nel maggio del 1378 Alamanno<br />

da Fino, insieme a Merino Olmo e ad alcuni membri della famiglia<br />

Bucelleni - tutti esponenti di casate di primo piano delle élites valligiane - comandava<br />

i guelfi che posero l’assedio al castello di San Lorenzo, dove era<br />

asserragliato un corpo di ghibellini guidati dai Suardi. Alla fine i ghibellini<br />

ebbero la meglio e, per ritorsione, misero a ferro e fuoco Rovetta, Fino, Onore,<br />

Songavazzo, Cerete e parte di Clusone 21 .<br />

Questa pur scarna notizia suggerisce che i da Fino fossero in grado, al<br />

pari di altre famiglie della piccola aristocrazia locale come i Bucelleni di Gromo<br />

- anch’essi, non a caso, insigniti della cittadinanza bergamasca - di mobilitare<br />

le proprie clientele e le proprie reti di relazioni a favore dell’una o dell’altra<br />

fazione cittadina, anche attraverso la costituzione di veri e propri seguiti<br />

armati 22 . Questa capacità doveva apparire particolarmente utile nei turbolenti<br />

decenni centrali del Trecento, quando nessuna delle parti che si confron-<br />

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