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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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Per qualche mese tutto tacque. Gli uomini di Onore avevano parato tutte<br />

le mosse dei da Fino, e sembrava che avessero vinto la partita. Ma la parentela<br />

non aveva davvero intenzione di arrendersi. A dicembre del 1467 essa presentò<br />

ricorso, questa volta agli Avogadori del Comune, contro tutte le sentenze,<br />

i mandati e i provvedimenti presi nei tre anni precedenti da tutte le magistrature<br />

coinvolte e dagli ufficiali di ogni ordine e grado 92 . Anche se a noi potrebbe<br />

sembrare una follia, gli Avogadori in carica ritennero che ci fossero gli<br />

estremi per un appello. Il 17 dicembre l’Avogadore Paolo Mocenigo scrisse al<br />

Podestà e al Capitano di Bergamo spiegando loro che egli e i suoi colleghi<br />

avevano intenzione di presentare al Consiglio dei Quaranta un’«intromissione»<br />

contro tutte le sentenze e i precetti pronunciati contro i da Fino, elencati<br />

ordinatamente nella lettera 93 . Perciò i Rettori di Bergamo dovevano sospendere<br />

immediatamente l’esecuzione degli atti indicati.<br />

I «vicini» di Onore potevano contare ancora sull’appoggio di Andrea Vendramin,<br />

che riuscì a ottenere l’emanazione, il 15 gennaio 1468, di una lettera<br />

ducale indirizzata ai Rettori di Bergamo, nella quale si spiegava che, in base<br />

a una deliberazione del Consiglio dei Dieci del luglio 1464, «gli Avogadori del<br />

Comune o qualcuno di essi non possono ritrattare, sospendere o impedire ciò<br />

che è stato deciso, ordinato e deliberato dai Consigli della terra» 94 , e che «se<br />

qualcosa di contrario alle decisioni e agli ordini presi nei Consigli sarà ordinato<br />

o scritto loro dagli Avogadori del Comune senza l’approvazione di un Consiglio,<br />

essi non devono obbedire, ma scrivere al Dominio e ai capi del Consiglio<br />

dei Dieci» 95 . Nella ducale non c’era alcun riferimento diretto alla lite tra<br />

i da Fino e la comunità di Onore, ma tutti gli interessati sapevano bene che di<br />

questo si stava parlando. Pochi giorni dopo infatti Paolo Mocenigo scrisse indispettito<br />

ai Rettori di Bergamo sottolineando che quella disposizione non valeva<br />

per il suo mandato di sospensione, perché esso era stato emanato in conformità<br />

a un non ben specificato provvedimento del Consiglio dei Dieci 96 .<br />

Anche il Mocenigo, come già il Vendramin, ne faceva una questione personale.<br />

Il 30 marzo del 1468 fu costretto a comunicare ai Rettori che, per volere<br />

del Consiglio dei Dieci, il suo ordine di sospensione era da considerarsi<br />

revocato 97 . Tuttavia, precisava con un certo puntiglio, restava pendente l’«intromissione»<br />

che egli e i suoi colleghi avevano opposto a tutte le sentenze<br />

emanate nel corso della lunga causa contro i da Fino.<br />

Nel nostro registro conservato nell’Archivio storico del Comune di Songavazzo<br />

non sono trascritti atti successivi a questo. È probabile che la lite,<br />

come era iniziata da un giorno all’altro, allo stesso modo si concludesse, sen-<br />

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