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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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toriali, chiamati in causa dalle richieste, dalle proteste e dalle pressioni dei<br />

sudditi.<br />

I cittadini di Bergamo, ovviamente, non erano per nulla contenti del risultato<br />

ottenuto dai «vicini» di Onore. I da Fino non ebbero quindi difficoltà<br />

ad assicurarsi il loro appoggio e il loro interessamento, se non per modificare<br />

la disposizione delle autorità veneziane, almeno per vendicarsi in qualche<br />

modo e punire la protervia di quei valligiani. Un personaggio molto influente,<br />

il conte Nicolino da Calepio, si recò a Venezia per denunciare che gli uomini<br />

di Onore vendevano i beni comunali. In effetti, specialmente in momenti<br />

di difficoltà economica o di forte pressione fiscale, poteva accadere che i<br />

Comuni alienassero a privati porzioni delle proprietà collettive. Il 24 dicembre<br />

del 1463 fu emanata una nuova lettera ducale, che stabiliva che «i beni<br />

comunali del detto luogo di Onore d’ora in poi non possano essere venduti, donati<br />

o alienati da parte del Comune e degli uomini del detto luogo, ma debbano<br />

essere e rimanere comuni, destinati soltanto all’uso di tutti coloro che abitano<br />

in detto luogo» 134 . Si tornava però a sottolineare che «in ogni caso qualsiasi<br />

profitto rimanga dopo l’utilizzo da parte degli abitanti, o derivi dall’affitto<br />

dei beni, esso sia interamente destinato all’utilità della comunità del luogo<br />

di Onore, e non a beneficio e utilità di qualche persona particolare» 135 . Alla<br />

fine, quindi, i da Fino rimanevano esclusi dai redditi comunali, ma essi, insieme<br />

agli altri cittadini di Bergamo, si erano almeno tolti una piccola soddisfazione;<br />

il divieto di alienazione significava pur sempre che il Comune di Onore<br />

non poteva disporre in piena libertà dei beni della comunità.<br />

Ma perché le due parti avevano deciso proprio in questo momento, all’inizio<br />

degli anni ’60 del Quattrocento, di cambiare le carte in tavola e di rifiutare<br />

una regola di convivenza che aveva funzionato per tanto tempo? Anche<br />

in questo caso non c’era un’unica ragione, ma piuttosto un complesso insieme<br />

di motivazioni. Per prima cosa, bisogna dire che gli effetti della crescente<br />

pressione demografica, della proliferazione dei nuclei familiari, della frammentazione<br />

dei patrimoni si facevano sentire sugli uomini di Onore non meno<br />

che sui da Fino. Se nei decenni a cavallo tra Tre e Quattrocento l’abbondanza<br />

di risorse a disposizione di tutti aveva reso in un certo senso i «vicini» più<br />

generosi, più disposti a condividere i loro boschi e i loro prati con i cittadini che<br />

vivevano sul loro territorio, la nuova situazione di scarsità di risorse rendeva<br />

necessario regolare in maniera più severa e restrittiva l’accesso alle stesse. I beni<br />

comunali diventavano sempre più importanti per il sostentamento di fami-<br />

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