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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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vo delle due parti sembrerebbe, più che vincere, non cedere, protrarre la causa<br />

il più a lungo possibile, tenerla aperta con ogni escamotage più o meno lecito.<br />

Il vero scopo era esasperare l’avversario, prenderlo per stanchezza, spingerlo<br />

ad arrendersi.<br />

La controversia aveva costi molto alti: si pensi ai tanti viaggi a Bergamo<br />

e a Venezia, alle tariffe non certo modeste degli avvocati e degli esperti di diritto,<br />

ai pagamenti ai notai che redigevano i vari atti, ai numerosi esborsi che<br />

scandivano ogni fase del processo. Sappiamo dallo Statuto di Onore che i «vicini»<br />

furono costretti ad auto-tassarsi per poter far fronte alle spese legali 100 . Ogni<br />

capofamiglia dovette pagare la rilevante somma di 15 lire imperiali per le prime<br />

100 lire di patrimonio imponibile, calcolato sulla base dell’estimo comunale,<br />

e al di sopra di questa cifra 10 lire ogni 100 lire di imponibile.<br />

Segni di sofferenza finanziaria sono ben visibili anche per i da Fino. Il<br />

25 aprile del 1465, nel pieno della disputa, i da Fino residenti a Fino e a Onore<br />

si riunirono in Consiglio e nominarono tre calcatores 101 . Il compito di questi<br />

«calcatori» - da «calcare», calpestare, percorrere a piedi - era perlustrare il<br />

territorio di Fino per individuare gli appezzamenti di terra di proprietà comune<br />

della parentela indebitamente occupati, recintati e, per così dire «privatizzati»<br />

dai suoi membri. I terreni usurpati dovevano quindi essere venduti agli<br />

occupanti, se questi accettavano di acquistarli, o in caso contrario messi all’incanto.<br />

La finalità di questa ampia operazione di alienazione dei beni comuni<br />

dei da Fino - furono identificati ben 32 appezzamenti occupati - era chiaramente<br />

fare cassa, certo per affrontare le spese della causa in corso.<br />

Man mano che il tempo passava, insomma, i costi divenivano sempre più<br />

insostenibili tanto per gli uomini di Onore quanto per la parentela dei da Fino.<br />

Ognuna delle due parti sperava che l’altra cedesse e, spinta dalla volontà di porre<br />

fine a questo stillicidio, accettasse di giungere a un compromesso.<br />

Il vero obiettivo dei due contendenti, infatti, non era ottenere soddisfazione<br />

dai giudici. Nella pratica, le istituzioni giudiziarie non avevano alcun reale<br />

potere coercitivo, non avevano alcun mezzo concreto per imporre l’esecuzione<br />

delle sentenze. Questa sostanziale impotenza emerge con evidenza se pensiamo<br />

che tutti i numerosi pronunciamenti favorevoli ottenuti dai «vicini» di<br />

Onore fin dagli anni ’30 del Quattrocento non avevano mai ottenuto l’effetto<br />

di costringere i da Fino a pagare i dazi. La finalità dei due litiganti era arrivare<br />

a un nuovo accordo, a una nuova intesa che consentisse di tornare a una<br />

convivenza relativamente pacifica. Entrambi però sapevano che la parte che si<br />

fosse arresa per prima avrebbe dovuto negoziare da una posizione di debo-<br />

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