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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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In tempo di pace i diversi protagonisti della vita comunitaria si accordavano<br />

su un modus vivendi che, spesso, si allontanava anche considerevolmente<br />

dalle indicazioni contenute nelle disposizioni delle autorità veneziane, e<br />

che rifletteva piuttosto i rapporti di forza a livello locale. In tempo di conflitto,<br />

tuttavia, quelle stesse disposizioni, fino a quel momento ignorate di comune<br />

accordo, o comunque interpretate piuttosto liberamente, diventavano<br />

un’arma che ognuna delle due parti brandiva contro l’altra, mostrando un’improvvisa<br />

volontà di ottenere la loro rigida e inflessibile applicazione. È vero<br />

quindi che nella definizione degli equilibri locali le complesse relazioni di<br />

potere interne a ogni singola comunità contavano più delle leggi dello Stato,<br />

dei provvedimenti del governo veneziano, dei pronunciamenti degli ufficiali<br />

territoriali. È vero anche però che quelle leggi, quei provvedimenti, quei pronunciamenti<br />

erano un riferimento costante, una risorsa sempre presente e sempre<br />

disponibile, alla quale ricorrere nel momento del conflitto, cioè nel momento<br />

della rottura degli equilibri locali.<br />

Nel corso delle dispute il quadro giuridico formale e gli equilibri locali venivano<br />

fatti incontrare e confrontare. Da questa interazione entrambi i livelli,<br />

quello locale ma anche quello sovra-locale, cioè quello statale, uscivano inevitabilmente<br />

modificati. Ma questo è un argomento che risulterà più comprensibile<br />

dopo l’analisi della lite tra i da Fino e i «vicini» di Onore.<br />

2. Le regole informali della convivenza tra i da Fino e i «vicini» di<br />

Onore<br />

Con la lite tra la parentela dei da Fino e gli uomini di Onore ci troviamo<br />

di fronte a uno di questi momenti di rottura, di messa in discussione degli<br />

equilibri locali. A quanto pare, infatti, i rapporti tra la parentela e la comunità<br />

erano regolati da patti più o meno formalizzati, da intese più o meno esplicite,<br />

da un difficile bilanciamento tra le forze in campo.<br />

Essendo cittadini, i da Fino non iscrivevano i loro beni all’estimo di Onore.<br />

Questa estraneità fiscale aveva come rovescio della medaglia l’esclusione<br />

dalla comunità. I da Fino cioè non erano «vicini» e non potevano godere dei<br />

diritti legati all’appartenenza comunitaria, in particolare della partecipazione<br />

agli utili derivati dagli affitti dei beni comunali. Essi di conseguenza non potevano<br />

prendere parte al Consiglio del Comune, al quale erano chiamati a presenziare<br />

tutti i capifamiglia di Onore, non potevano essere eletti consoli né<br />

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