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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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È interessante, a questo proposito, confrontare questo racconto con un<br />

brano della difesa, in lingua volgare, che, forse nel 1465, i da Fino formularono<br />

in risposta alla supplica inviata a Venezia dai «vicini» di Onore: «Quando<br />

loro dicono che se fa tal taverne in luogo del Honor e de Fi, se responde far<br />

quello che sia anni mille continuo è stato fato senza alguno dacio, come è noto<br />

a tuto el mundo» 58 . Certo i mille anni sono un’iperbole, che vuole indicare<br />

una consuetudine consolidata dal tempo. Ma se collegata a quanto detto sopra,<br />

la pretesa dei da Fino non appare totalmente campata in aria. Per molto tempo<br />

il Comune di Onore aveva lasciato che i da Fino gestissero le loro osterie<br />

in pace, e per di più senza pretendere un regolare pagamento dei dazi. I termini<br />

dell’intesa, magari impliciti, o non perfettamente esplicitati, dovevano comunque<br />

essere ben presenti a entrambe le parti. I da Fino, prima di tutto, potevano<br />

dedicarsi al commercio di generi alimentari al minuto soltanto nella<br />

contrada di Fino. Chiunque conducesse una taverna, anche privata, nella contrada<br />

di Onore o in quella di Songavazzo doveva pagare il dazio sul vino a<br />

uno dei tre conduttori, e gli altri dazi ai rispettivi appaltatori. Ne andava della<br />

credibilità del Comune. In secondo luogo, i da Fino non potevano apporre<br />

le insegne pubbliche sulle loro osterie: soltanto il Comune poteva accordare la<br />

licenza per gestire una taverna pubblica, ma la concessione di una licenza<br />

pubblica avrebbe automaticamente comportato l’applicazione dello stesso regime<br />

daziario al quale erano soggetti i «vicini» di Onore.<br />

Le testimonianze che abbiamo già analizzato, raccolte nel 1465, dimostrano<br />

però che l’accordo era saltato. Da circa un anno, infatti, i da Fino avevano<br />

aperto una taverna nella contrada di Onore e, quel che è peggio, avevano<br />

apposto le insegne pubbliche tanto su questa quanto sulle osterie che da<br />

sempre gestivano a Fino.<br />

3. La lite: lo svolgimento<br />

L’annullamento del patto era una conseguenza della rottura dell’equilibrio<br />

che per qualche tempo aveva consentito ai da Fino e ai «vicini» di Onore<br />

di vivere fianco a fianco senza darsi troppo fastidio. Il segnale di rottura<br />

fu lanciato quando una delle due parti si rivolse alle autorità dello Stato veneziano.<br />

Questo atto significava la decisione di riattivare quel quadro giuridico<br />

formale che, come si è detto, era una risorsa sempre presente e disponibile, ma<br />

messa da parte finché l’equilibrio locale funzionava e i rapporti tra i diversi at-<br />

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