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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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parazione dal contado cittadino, e da parte sua Venezia trovò che il sistema<br />

ereditato dall’età viscontea e pandolfiana avesse una sua efficienza.<br />

La fiscalità veneziana si articolava in imposte dirette e imposte indirette.<br />

Rientravano nel primo gruppo i contributi ordinari e straordinari riscossi dalla<br />

Dominante (le «taglie»), ma soprattutto i cosiddetti «oneri (o fazioni) reali<br />

e personali» 3 . Nel periodo che qui ci interessa, la seconda metà del Quattrocento,<br />

veri e propri contributi ordinari, cioè tasse riscosse con regolare periodicità<br />

su tutto il territorio, non esistevano ancora, ma le autorità veneziane ricorrevano<br />

con frequenza a prelievi straordinari, imposti per fare fronte a spese<br />

eccezionali, soprattutto di carattere militare. Tali sussidi si presentavano a<br />

volte nella forma di prestiti forzosi che, almeno in teoria, avrebbero dovuto essere<br />

restituiti non appena fosse cessata l’emergenza. Ben più importanti, e anche<br />

più gravosi, erano gli «oneri reali e personali», espressione che indicava<br />

un insieme ampio, eterogeneo e non ben delimitato di obblighi: garantire vitto<br />

e alloggio alle truppe stanziate sul territorio, nonché agli inviati, ambasciatori,<br />

ufficiali e rappresentanti a vario titolo della Dominante; assicurare la manutenzione<br />

di strade, ponti, argini e ogni altra infrastruttura; fornire prestazioni<br />

di lavoro gratuite (corvèes) per l’edificazione e la riparazione di castelli<br />

e fortificazioni e per il trasporto del legname e dei materiali edilizi necessari<br />

a questo scopo, e anche del grano e dei generi alimentari per nutrire le guarnigioni<br />

stanziate nelle rocche; fornire milizie (cernide) da affiancare agli eserciti<br />

professionisti in caso di necessità.<br />

L’indipendenza fiscale della Val Seriana superiore significava che essa,<br />

al pari delle altre circoscrizioni della montagna bergamasca, ripartiva, raccoglieva<br />

e gestiva in autonomia i contributi diretti e gli altri oneri. Quando deliberava<br />

l’imposizione di un sussidio ordinario o straordinario, Venezia ne fissava<br />

l’importo e lo divideva tra le diverse province dello Stato. All’interno di<br />

ogni provincia, la ripartizione avveniva sulla base dell’estimo generale provinciale,<br />

elaborato dal governo veneziano, che definiva le quote fiscali (carati) spettanti<br />

ai diversi «corpi», cioè alle diverse unità territoriali: nel caso della provincia<br />

bergamasca, i corpi riconosciuti erano tre, la città, la pianura e le valli,<br />

queste ultime considerate unitariamente come un unico territorio 4 . I criteri secondo<br />

i quali la Dominante distribuiva i carichi fiscali non erano soltanto demografici<br />

ed economici, ma anche politici. L’attribuzione delle quote si fondava<br />

cioè su un complesso intreccio di valutazioni riguardanti certo la ricchezza<br />

delle diverse aree, ma anche la loro maggiore o minore fedeltà, il loro<br />

peso strategico all’interno della compagine statale, l’esistenza di privilegi o esen-<br />

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