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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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glie che, a causa delle continue divisioni ereditarie, dovevano farsi bastare<br />

appezzamenti di terra sempre più ristretti e poche bestie.<br />

Gli abitanti della Val Seriana superiore erano in grande maggioranza piccoli<br />

proprietari terrieri e piccoli allevatori di bestiame. A differenza che nella<br />

pianura intorno a Bergamo, non esistevano grandi proprietari cittadini dai<br />

quali prendere in affitto terre da coltivare per integrare quelle di proprietà, o alle<br />

dipendenze dei quali lavorare come braccianti agricoli. I valleriani rinforzavano<br />

i loro magri redditi lavorando la lana e il ferro e, in alcuni casi, emigrando<br />

per lunghi periodi dell’anno 136 . Questa struttura economica era particolarmente<br />

esposta alle conseguenze della crescita demografica. A parziale correzione<br />

di questo quadro negativo, bisogna dire comunque che il maggior dinamismo<br />

dei commerci e il diffondersi della «protoindustria» fornivano nuove<br />

opportunità, consentivano di diversificare le attività economiche della famiglia<br />

e, in conclusione, costituivano una «valvola di sfogo» che consentiva di allentare<br />

la pressione determinata dall’aumento della popolazione. In ogni caso,<br />

le castagne raccolte per ricavarne farina, la legna tagliata nei boschi comunali<br />

- necessaria, è bene ricordarlo, anche per la lavorazione del ferro, molto diffusa<br />

in valle, e persino per la tintura della lana -, l’erba e il fieno dei pascoli comunali<br />

diventavano sempre più importanti per il mantenimento di un equilibrio,<br />

anche se faticoso, tra uomini e risorse. Anche i pochi soldi che arrivavano ad ogni<br />

famiglia dalla divisione dei redditi comunali potevano essere preziosi per riuscire<br />

a comprare qualcosa in più o pagare le tasse dello Stato.<br />

I da Fino, poi, non facevano niente per farsi benvolere. È probabile che la<br />

loro massiccia «conversione» alle attività commerciali, dalla vendita di generi<br />

alimentari alla produzione e allo smercio di tessuti di lana, li avesse spinti<br />

ad approfittare un po’ troppo del diritto di accesso ai beni comunali di Onore;<br />

può darsi, per esempio, che utilizzassero i prati del Comune non per le loro<br />

esigenze di autoconsumo, ma per pascolare le pecore dalle quali traevano<br />

la materia prima per i loro panni. La loro improvvisa pretesa di fare valere il<br />

capitolo dello Statuto cittadino e di reclamare la loro parte dei redditi comunali,<br />

poi, potrebbe essere stata determinata, oltre che dal generale logoramento<br />

dei rapporti con i «vicini», che innescava una serie infinita di ripicche e<br />

vendette, anche dal bisogno di liquidità. Come si è detto, la partecipazione dei<br />

cittadini agli utili dei beni comunali doveva essere proporzionale all’estensione<br />

delle loro proprietà. I da Fino nel complesso, anche solo per la loro consistenza<br />

numerica, possedevano di certo una percentuale piuttosto elevata delle<br />

terre del Comune di Onore, e se fossero riusciti a ottenere l’applicazione del-<br />

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