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Alma Poloni «ISTA FAMILIA DE FINE AUDACISSIMA ...

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librio che aveva tenuto, bene o male, per decenni. Come si può notare, il meccanismo<br />

è lo stesso che abbiamo descritto per la lite sui dazi.<br />

Nel settembre del 1463 numerosi rappresentanti dei da Fino e degli abitanti<br />

di Onore si recarono a Venezia con tutti gli incartamenti per cercare di fare<br />

valere le proprie ragioni. Il 6 settembre fu emanata una lettera ducale indirizzata<br />

ai Rettori di Bergamo 131 . In essa si comunicava che il capitolo dello Statuto<br />

di Bergamo riguardante la partecipazione dei cittadini ai beni comunali dei<br />

Comuni rurali era da considerarsi abrogato. Da quel momento i redditi e gli utili<br />

(«fructus, redditus et utilitates») dei beni comunali di Onore avrebbero dovuto<br />

essere «tutti destinati all’utilità della comunità del detto luogo, e non al<br />

comodo e all’utilità dei cittadini che vi hanno possessioni, o di qualche persona<br />

particolare, così come è conveniente e onesto» 132 . I da Fino, in parole povere,<br />

non avrebbero dovuto prendere parte alla distribuzione dei proventi delle<br />

concessioni dei beni collettivi.<br />

I «vicini» avevano vinto, ma non su tutta la linea. La lettera ducale si concludeva<br />

infatti con la seguente specificazione: «In ogni caso vogliamo che<br />

sia permesso ai detti cittadini utilizzare e fruire dei pascoli, dei boschi, dei<br />

prati e dei monti del detto Comune così come hanno fatto finora, soltanto per<br />

i propri usi personali» 133 . Gli uomini di Onore non potevano dunque escludere<br />

del tutto la parentela dal godimento dei beni comunali: i da Fino, anche se<br />

non facevano parte della comunità, avevano diritto a raccogliere castagne e a<br />

fare legna nei boschi, e a pascolare le loro bestie nei prati del Comune, purché<br />

non lo facessero a scopo di lucro ma soltanto per l’autoconsumo e per garantire<br />

la sussistenza delle loro famiglie.<br />

Ciò non toglie che fosse successo qualcosa di molto grave. La lettera ducale,<br />

come si dice, faceva giurisprudenza. L’abrogazione del capitolo dello<br />

Statuto cittadino aveva conseguenze di grande rilievo non soltanto per i rapporti<br />

tra i da Fino e i «vicini» di Onore, ma più in generale per le relazioni<br />

tra i cittadini e le comunità rurali in tutto il territorio bergamasco. La rottura<br />

degli equilibri locali, con il richiamo alla cornice giuridica formale e il ricorso<br />

alle autorità statali, non era mai una decisione da prendersi a cuor leggero,<br />

perché, se certamente provocava cambiamenti molto importanti nelle forme di<br />

convivenza a livello locale, finiva sempre per trasformare in qualche modo<br />

anche il quadro legale di riferimento. Quest’ultimo, infatti, non era affatto un<br />

insieme monolitico e immutabile di leggi perfettamente articolate, ma era un<br />

organismo vitale, che si modificava in continuazione proprio in seguito ai<br />

pronunciamenti delle diverse magistrature e dei tanti ufficiali centrali e terri-<br />

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